Allan Kardec – Felicità
L’uomo è così costante arbitrare la propria fortuna. Egli può sollevare la tortura o di prolungare a tempo indeterminato. La tua felicità o la loro infelicità dipende dalla loro volontà di fare del bene.
L’uomo è così costante arbitrare la propria fortuna. Egli può sollevare la tortura o di prolungare a tempo indeterminato. La tua felicità o la loro infelicità dipende dalla loro volontà di fare del bene.
Chissà perché mai, tutti cercano la felicità fuori da casa propria, il più delle volte infilandosi in casa d’altri. La felicità non ha un posto specifico, una volta però, aveva una base di partenza e di ritorno, ed era casa nostra.
Era un uomo contento, felice no, o meglio la sua felicità era fatta di parentesi che si aprivano quando la vedeva uscire dal portone di casa sua e si chiudevano quando, dallo stesso portone, lo salutava per la buonanotte.
Non rinuncio più a niente per gli altri a meno che non ci sia un motivo valido, non nego a me stessa di essere felice perché devo pensare alla felicità altrui, mi merito di esserlo come se lo meriterebbero tutti, ma non voglio più sentirmi in colpa per quei pochi momenti in cui posso sorridere, egoista? Forse si, ma dopo una vita con tante lacrime, se posso i sorrisi me li godo.
Nessuno può farti sentire infelice se tu non glielo consenti.
È troppo ardua l’impresa di affogare l’euforia per qualcosa che sai che non tornerà più.
La mia felicità era legata alla sua. Ogni volta che lei sorrideva, sorridevo anche io.