Allan Kardec – Felicità
L’uomo è così costante arbitrare la propria fortuna. Egli può sollevare la tortura o di prolungare a tempo indeterminato. La tua felicità o la loro infelicità dipende dalla loro volontà di fare del bene.
L’uomo è così costante arbitrare la propria fortuna. Egli può sollevare la tortura o di prolungare a tempo indeterminato. La tua felicità o la loro infelicità dipende dalla loro volontà di fare del bene.
La felicità, in fondo, cos’è? È un attimo, già nell’istante in cui la raggiungi, non è più tua.
Che cosa strana sembra essere questa che dagli uomini viene chiamata piacere; e come sorprendentemente essa, per sua natura, si trova con quello che sembra il suo contrario: il dolore. Ed essi tutti e due insieme non vogliono coesistere nell’uomo, ma se poi qualcuno insegue l’uno di questi e l’afferra, egli, in un certo modo, è obbligato a prendere anche l’altro, come fossero attaccati ad un sol apice, pur essendo due.
Potare la felicita nella vita di una persona sembra quasi fargli un piacere anzi che essere ringraziato troveranno sempre il difetto.
La suprema felicità, nella vita, non è la convinzione di essere amati, ma è la certezza di sentirsi importante per quel qualcuno che per te prova lo stesso impulso. L’amore chiede solo amore e null’altro serve che non sia amore. Tutto stanca solo l’amore rimane sempre nuovo, sempre vivo, resta eterno.
Amarsi, amare ed essere amati… è il segreto per essere felici.
Ho smesso di inseguire da un pezzo perché la mia distrazione mi porta spesso ad inciampare nel domani. Ora seguo, perseguo, ma non inseguo più nessuno. Non è una gara, non ho più fiato, l’animo discretamente tonico, continuo a correre come se non avessi un traguardo. Forse è questa la vera ricetta della felicità, fare dell’orizzonte un punto di arrivo.