Analìa Scarpone – Stati d’Animo
Solo chi ha imparato a perdonare i propri errori vive nella serenità di un cielo pulito senza fare conti con i nuvoloni minacciosi dell’anima.
Solo chi ha imparato a perdonare i propri errori vive nella serenità di un cielo pulito senza fare conti con i nuvoloni minacciosi dell’anima.
Sono, troppo spesso, sulla difensiva, chiusa come le chiese sconsacrate, labbra serrate, perenne smorfia, tuttavia, non sono questi i miei momenti di “tristezza”, ché lo so che come so tenermi compagnia io, nessuno mai. È lì che mi spopolo all’esterno, per dimorarmi da dentro, affollarmi di me, invitarmi ai banchetti dell’anima e, perché no, anche nelle stanze vetuste, quelle delle memorie che non affiorano mai alla bocca e che intraprendono vie secondarie raccordandosi, istantaneamente, alle arterie principali, ostruendo il passaggio con un “caduta massi” inaspettato. Come dopo un incidente, realizzi, scosso.
La solitudine non è tale se è cercata. Vi è in essa il valore inestimabile della libertà.
Sono stanca di ricominciare. Vorrei soltanto finire l’opera dei miei giorni con serenità.
Navighiamo sullo stesso mare, ma con rotte diverse. Anche i porti dove attraccano le nostre navi sono notevolmente distanti tra loro.
Mi chiedo scusa. Per tutte le volte in cui mi sono fatta del male, mi sono ferita. Per tutte le occasioni che ho lasciato sfuggire, quelle in cui non ho pensato a me e non mi sono regalata del tempo. Per le ore passate ad odiarmi, ad immaginarmi diversa, ad enumerare i difetti. Per i giorni trascorsi ripetendomi di non essere all’altezza di niente, inutile e incapace. Mi chiedo scusa per tutte le volte in cui non ho avuto il coraggio di riprovarci. Per non essermi mai data, anche solo per una volta, una possibilità.
Bussò piano, senza convinzione; sapeva che era giusto essere lì, ma sperava che l’amica non la sentisse, così se ne sarebbe potuta andare dicendo che almeno ci aveva provato, mettendosi l’animo in pace senza sentirsi in colpa.