Anna Bellinghieri – Libri
Se fossi un libro tu saresti la pagina più importante della mia vita.
Se fossi un libro tu saresti la pagina più importante della mia vita.
Quando la realtà non ti piace, quando ci si sente soli, quando ti senti un po’ distaccata e tutto ciò che ti circonda ti sembra scontato, banale, monotono, inutile, prendi un libro e leggi.È facile farsi trasportare in un’altra realtà, in un’altra dimensione di spazio, tempo e luogo, è entusiasmante vivere durante quei momenti di lettura sotto le sembianze di eroi inventati, personaggi di fantasia, nei quali immedesimarsi, prevedendone le mosse o esserne sorpresi. È così bello far andare la mente seguendo questa scia e ti senti meno sola.
L’amore è… osservare in due la pioggia che cade e dividere lo stesso ombrello.
Chi non vive sotto le stelle dei libri non s’illuminerà mai di tutta la grandezza dell’universo.
” “s’agapò tora ke tha s’agapò pantote”. “Cosa significa?” “Significa: ti amo ora e ti amerò sempre. Ripetilo.” Lo ripeto sottovoce: “e se non fosse così?” “Sarà così.” Tento un’ultima vana difesa: “Niente dura per sempre, Alekos. Quando tu sarai vecchio e…” “Io non sarò mai vecchio.” “Sì che lo sarai. Un celebre vecchio coi baffi bianchi.” “Io non avrò mai i baffi bianchi. Nemmeno grigi.” “Li tingerai?” “No, morirò molto prima. E allora sì che dovrai amarmi per sempre.” “
“Il popolo cornuto era e cornuto resta: la differenza è che il fascismo appendeva una bandiera sola alle corna del popolo e la democrazia lascia che ognuno se l’appenda da sé, del colore che gli piace, alle proprie corna… Siamo al discorso di prima: non ci sono soltanto certi uomini a nascere cornuti, ci sono anche popoli interi; cornuti dall’antichità, una generazione appresso all’altra…”- Io non mi sento cornuto – disse il giovane-e nemmeno io. Ma noi, caro mio, camminiamo sulle corna degli altri: come se ballassimo…
C’era una volta un ragazzino che odiava il Kreplech. Ogni volta che vedeva un pezzo di Kreplech nel brodo, gridava: “Aaah, il Kreplech!” Sua madre decise quindi di insegnargli a non avere paura del Kreplech. Lo portò in cucina e preparò un po’ di pasta. “Vedi, è come una frittella”, gli disse. “Come una frittella”, ripetè il ragazzino. Allora la mamma prese della carne macinata e ne fece una pallina. “Vedi, è come una polpetta”, gli disse. “Come una polpetta”, ripetè il ragazzino. Poi la mamma avvolse la pasta attorno alla carne e la prese in mano. “Vedi, è come un raviolo”, gli disse. “Come un raviolo”, ripetè il ragazzino. Allora lei lasciò cadere il Kreplech nel brodo e mise il tutto davanti al ragazzino, il quale urlò: “Aaah, il Kreplech!”.