Anonimo – Frasi in lingua straniera
Si tu es blessé par autrui, tu peux oublier la blessure. Mais si tu le blesses, tu t’en souviendras toujours.Se vieni ferito a altri, tu puoi dimenticare la ferita. Ma se tu ferisci, lo ricorderai per sempre.
Si tu es blessé par autrui, tu peux oublier la blessure. Mais si tu le blesses, tu t’en souviendras toujours.Se vieni ferito a altri, tu puoi dimenticare la ferita. Ma se tu ferisci, lo ricorderai per sempre.
La bontà senza lo studio degenera nella stupidità.La saggezza senza studio degenera nella totale mancanza di principi.Mantenere le proprie promesse senza studio degenera nella malvagità.La volontà di rettitudine senza studio degenera nell’asprezza.Il coraggio senza studio degenera nella pura sconsideratezza.
L’amico è colui che ti chiede come stai e dopo ascolta la risposta.
Non tutto ciò che vediamo è come sembra, alle volte la verità è celata da un finto velo di apparente normalità.
In certe situazioni l’unica soluzione è “amputamento degli arti e castrazione”. No alla violenza sulle donne e bambini.
No princípio do fimHà ruídos que não se ouvem mais:- o grito desgarrado de uma locomotiva na madrugada- os apitos dos guardas noturnos quadriculando como um mapa acidade adormecida- os barbeiros que faziam cantar no ar suas tesouras – a matraca dovendedor de cartuchos- a gaitinha do afiador de facastodos esses ruídos que apenas rompiam o silêncio.E hoje o que mais se precisa è de silêncios que interrompam o ruído.Mas que se hà de fazer?Hà muitos – a grande maioria – que jà nasceram no barulho. E nem sabem, nem notam, por que suas mentes são tão atordoadas, seus pensamentos tão confusos. Tanto que, na sua bebedeira auricular, sò conseguem entender as frases repetitivas da música pop. E, se esta nossa “civilização” não arrebentar, acabamos um dia perdendo a fala – para que falar? Para que pensar? -, ficaremos apenas no batuque: “Tan! Tan! Tan! Tan! Tan!”Al principio della fineCi sono rumori che non si sentono più:- il grido solitario di una locomotiva nell’alba;- i fischietti delle guardie notturne che squadrano come una mappa la città addormentata;- i barbieri che facevano cantare per l’aria le loro forbici;- il tric-trac del venditore di castagne;- lo zufoletto dell’affilatore di coltelli.Tutti quei rumori che appena rompevano il silenzio. E oggi quel di cui più c’è bisogno sono silenzi che interrompano il rumore.Ma che possiamo farci? Molti – la grande maggioranza – sono nati già nel frastuono. E neanche lo sanno, neanche lo notano, tanto le loro menti sono stordite, i loro pensieri confusi. Tanto che, nella loro ubriacatura auricolare, riescono solo a sentire le frasi ripetitive della musica pop. E, se questa nostra “civiltà” non esploderà prima, un giorno finiremo per perdere la favella: perché parlare? Perché pensare? Resteremo soltanto col suono dei tamburi: “Tan! Tan! Tan! Tan! Tan!”
Potrò dimenticarmi un giorno di mangiare o bere. Potrò dimenticarmi un giorno di dormire e…