Anonimo – Frasi Sagge
Tre le condizioni necessarie per fare il té: il tempo, la brace, gli amici.E poi, tre i bicchieri che si devono bere: il primo amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore, il terzo soave coma la morte.
Tre le condizioni necessarie per fare il té: il tempo, la brace, gli amici.E poi, tre i bicchieri che si devono bere: il primo amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore, il terzo soave coma la morte.
Io in una donna cerco complicità.
L’oro ed una buona testa si distinguono al confronto.
Ragazzo, se non ti ama lasciala andare e aspetta chi sarà disposto a dare la…
Colui che conosce gli altri è sapiente;colui che conosce se stesso è illuminato.Colui che vince un altro è potente;colui che vince se stesso è superiore.
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?
L’amore vero esiste, solo che è difficile trovarlo perchè a volte si traveste.
Io in una donna cerco complicità.
L’oro ed una buona testa si distinguono al confronto.
Ragazzo, se non ti ama lasciala andare e aspetta chi sarà disposto a dare la…
Colui che conosce gli altri è sapiente;colui che conosce se stesso è illuminato.Colui che vince un altro è potente;colui che vince se stesso è superiore.
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?
L’amore vero esiste, solo che è difficile trovarlo perchè a volte si traveste.
Io in una donna cerco complicità.
L’oro ed una buona testa si distinguono al confronto.
Ragazzo, se non ti ama lasciala andare e aspetta chi sarà disposto a dare la…
Colui che conosce gli altri è sapiente;colui che conosce se stesso è illuminato.Colui che vince un altro è potente;colui che vince se stesso è superiore.
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?
L’amore vero esiste, solo che è difficile trovarlo perchè a volte si traveste.