Anonimo – Libri
Non sono e non sarò mai una scrittrice, ma scrivere mi ha sempre aiutato nei momenti peggiori, sia aiutandomi a mettere a fuoco i problemi, sia dandomi una valvola di sfogo per fuggire temporaneamente dalla realtà.
Non sono e non sarò mai una scrittrice, ma scrivere mi ha sempre aiutato nei momenti peggiori, sia aiutandomi a mettere a fuoco i problemi, sia dandomi una valvola di sfogo per fuggire temporaneamente dalla realtà.
Ti amerò nel silenzio del mio cuore.
Ho girato il mondo a bordo della fantasia, perché i libri sono velieri sulle cui vele soffia sempre vento favorevole.
I giovani come me dicono “Siamo giovani e ci dobbiamo godere la vita”. Io dico “Io sono giovane e non me la voglio godere la vita ma ne voglio essere artefice”.
La libertà non esiste, esistono solo diversi livelli di prigionia.
Ora che ti ho perso, so di aver perso tutto. Malgrado ciò, non posso permettere che tu scompaia dalla mia vita e mi dimentichi senza sapere che non ti serbo rancore, che fin dall’inizio sentivo che ti avrei perso e che tu non avresti mai visto in me quello che io vedevo in te.Voglio che tu sappia che ti ho amato fin dal primo giorno e che continuo ad amarti, ora più che mai, anche se non voi sentirtelo dire.Mentre ti scrivo, ti immagino su quel treno, con il tuo bagaglio di sogni e col cuore spezzato, in fuga da tutti noi e da te stesso. Sono tante le cose che non posso raccontarti, Juliàn.Cose che entrambi ignoravamo e di cui è meglio che tu rimanga all’oscuro. Il mio desiderio più grande è che tu sia felice, Juliàn, che tutto ciò a cui aspiri diventi realtà e che, anche se mi dimenticherai, un giorno ti possa comprendere quanto ti ho amato.Per sempre tua,Penélope.
[…] C’era l’alba verdastra; sul prato i due sottili duellanti neri erano fermi con le spade sull’attenti. Il lebbroso soffiò il corno: era il segnale; il cielo vibrò come una membrana tesa, i ghiri nelle tane affondarono le unghie nel terriccio, le gazze senza togliere il capo di sotto l’ala si strapparono una penna dall’ascella facendosi dolore, e la bocca del lombrico mangiò la propria coda, e la vipera si punse coi suoi denti, e la vespa si ruppe l’aculeo sulla pietra, e ogni cosa si voltava contro se stessa, la brina delle pozze ghiacciava, i licheni diventavano pietra e le pietre licheni, la foglia secca diventava terra, e la gomma spessa e dura uccideva senza scampo gli alberi. Così, l’uomo s’avventava contro di sé con entrambe le mani armate d’una spada…