Anthony Prosperini – Vita
Ogni tanto bisogna sbagliare per capire veramente le cose. Cosi gli errori servono a non farli più.
Ogni tanto bisogna sbagliare per capire veramente le cose. Cosi gli errori servono a non farli più.
A volte accadono dei piccoli miracoli in cui le nostre preghiere vengono ascoltate, anche quelle non fatte a Dio ma semplicemente al nostro cuore.
Non c’è bisogno di una foto pubblicitaria o di un’apparizione in tv, per sentirsi importanti, a volte basta solo la nostra presenza nel cuore di qualcuno.
Guardando al futuro con fiducia, guardando l’orizzonte e non indietro potremmo tracciare un solco dritto sul terreno.Non dimenticando il passato, nostro maestro, per non sbagliare ancora… questo è il segreto… facciamo che le lezioni servano per migliorarci e fare del nostro futuro un successo!
Due parole. Giusto per uscire da un casino e infilarsi in un altro. Due parole, tipo “Ti amo”, dette controvoglia alla persona sbagliata o alla persona giusta che in quel momento non ne ha voglia. Due parole che possono pesare come due macigni rotti di cui ci si dimentica l’inevitabilità dei conseguenti sassolini. Due parole, le giuste due. Quelle che chiudono un discorso che non avrebbe meritato di essere stato aperto. Due parole per prendere le distanze dalle circostanze. Due parole per uscire da un tamponamento a catena, appiedato, e guarda un po’, solo sulle tue gambe. Il problema è che quelle due parole non escono mai al momento giusto. Ti tempestano i rimorsi e i rimpianti perché non sono state tempestive. Si ricomincia, signori, con poca sintesi e molta enfasi quando le due parole si moltiplicano. A questo punto, giustappunto, è meglio andare a capo. A capo di una situazione imbizzarrita ma non imbrigliabile. A capo e sul dorso di una vita che si rivela un cavallo di razza tanto più è incrociata. Un cavallo a un crocevia. Questa è la soluzione. Un cavallo piazzato improvvisamente spiazzato da tutte quelle croci che se ne vanno via. Due parole: “Vado via”. Mi correggo: “Forse torno”.
Nella vita il “mai” e l'”a volte” sono soltanto una variazione del “sempre”.
Il gatto potrebbe chiamarsi lo scaldamano delle poverette.
A volte accadono dei piccoli miracoli in cui le nostre preghiere vengono ascoltate, anche quelle non fatte a Dio ma semplicemente al nostro cuore.
Non c’è bisogno di una foto pubblicitaria o di un’apparizione in tv, per sentirsi importanti, a volte basta solo la nostra presenza nel cuore di qualcuno.
Guardando al futuro con fiducia, guardando l’orizzonte e non indietro potremmo tracciare un solco dritto sul terreno.Non dimenticando il passato, nostro maestro, per non sbagliare ancora… questo è il segreto… facciamo che le lezioni servano per migliorarci e fare del nostro futuro un successo!
Due parole. Giusto per uscire da un casino e infilarsi in un altro. Due parole, tipo “Ti amo”, dette controvoglia alla persona sbagliata o alla persona giusta che in quel momento non ne ha voglia. Due parole che possono pesare come due macigni rotti di cui ci si dimentica l’inevitabilità dei conseguenti sassolini. Due parole, le giuste due. Quelle che chiudono un discorso che non avrebbe meritato di essere stato aperto. Due parole per prendere le distanze dalle circostanze. Due parole per uscire da un tamponamento a catena, appiedato, e guarda un po’, solo sulle tue gambe. Il problema è che quelle due parole non escono mai al momento giusto. Ti tempestano i rimorsi e i rimpianti perché non sono state tempestive. Si ricomincia, signori, con poca sintesi e molta enfasi quando le due parole si moltiplicano. A questo punto, giustappunto, è meglio andare a capo. A capo di una situazione imbizzarrita ma non imbrigliabile. A capo e sul dorso di una vita che si rivela un cavallo di razza tanto più è incrociata. Un cavallo a un crocevia. Questa è la soluzione. Un cavallo piazzato improvvisamente spiazzato da tutte quelle croci che se ne vanno via. Due parole: “Vado via”. Mi correggo: “Forse torno”.
Nella vita il “mai” e l'”a volte” sono soltanto una variazione del “sempre”.
Il gatto potrebbe chiamarsi lo scaldamano delle poverette.
A volte accadono dei piccoli miracoli in cui le nostre preghiere vengono ascoltate, anche quelle non fatte a Dio ma semplicemente al nostro cuore.
Non c’è bisogno di una foto pubblicitaria o di un’apparizione in tv, per sentirsi importanti, a volte basta solo la nostra presenza nel cuore di qualcuno.
Guardando al futuro con fiducia, guardando l’orizzonte e non indietro potremmo tracciare un solco dritto sul terreno.Non dimenticando il passato, nostro maestro, per non sbagliare ancora… questo è il segreto… facciamo che le lezioni servano per migliorarci e fare del nostro futuro un successo!
Due parole. Giusto per uscire da un casino e infilarsi in un altro. Due parole, tipo “Ti amo”, dette controvoglia alla persona sbagliata o alla persona giusta che in quel momento non ne ha voglia. Due parole che possono pesare come due macigni rotti di cui ci si dimentica l’inevitabilità dei conseguenti sassolini. Due parole, le giuste due. Quelle che chiudono un discorso che non avrebbe meritato di essere stato aperto. Due parole per prendere le distanze dalle circostanze. Due parole per uscire da un tamponamento a catena, appiedato, e guarda un po’, solo sulle tue gambe. Il problema è che quelle due parole non escono mai al momento giusto. Ti tempestano i rimorsi e i rimpianti perché non sono state tempestive. Si ricomincia, signori, con poca sintesi e molta enfasi quando le due parole si moltiplicano. A questo punto, giustappunto, è meglio andare a capo. A capo di una situazione imbizzarrita ma non imbrigliabile. A capo e sul dorso di una vita che si rivela un cavallo di razza tanto più è incrociata. Un cavallo a un crocevia. Questa è la soluzione. Un cavallo piazzato improvvisamente spiazzato da tutte quelle croci che se ne vanno via. Due parole: “Vado via”. Mi correggo: “Forse torno”.
Nella vita il “mai” e l'”a volte” sono soltanto una variazione del “sempre”.
Il gatto potrebbe chiamarsi lo scaldamano delle poverette.