Antonella Coletta – Abitudine
Ho un brutto vizio. Terribile. Di fidarmi ancora delle persone.
Ho un brutto vizio. Terribile. Di fidarmi ancora delle persone.
Ognuno si affianca al somigliante. È attrazione.
La gente crede di farti male. Ci si impegna. Per distruggerti. E non sa, proprio non lo vuol capire, che così facendo, ti “illumina” di più. Sorridi e resta a guardare.
Sono i piccoli dettagli quelli che mi tolgono spesso il respiro, l’occasione da non gettare, l’amaro in bocca dopo tanto tempo, come bere acqua salata ed insistere nonostante il dolore. E sono i minuscoli dettagli quelli che mi donano brividi, mi fanno innamorare o correre lontano. Non bado alle frasi fatte, ai cuori o alle “esplosive dichiarazioni”, bado ad altro. E tutto un mondo, vero, riposa nelle cose semplici e piccole, tutto il resto… lo lascio andare.
Gli era accaduto in quel momento ciò che accade sempre alle persone che, all’improvviso, sono messe davanti all’evidenza di una cosa che fa loro vergogna. Egli non seppe atteggiare il suo viso alla circostanza, visto che la moglie aveva scoperto la sua colpa: invece di mostrarsi offeso, di negare, di giustificare, di chiedere perdono, magari di affettare indifferenza – tutto sarebbe stato meglio che quel che aveva fatto – il suo viso, proprio involontariamente (azioni riflesse del cervello, pensava Stepan Arkadevic, che si dilettava in fisiologia) s’era atteggiato al suo sorriso abituale, buono, e perciò stupido in quel momento.
Dovresti smetterla di usare il condizionale per quello che vuoi.
Saper ascoltare è un’arte. Parlare spesso è solo un’abitudine.