Antonio Belsito – Cielo
Vorrei toccare l’arcobaleno per abbracciarlo e non lasciarlo scappare.
Vorrei toccare l’arcobaleno per abbracciarlo e non lasciarlo scappare.
Questo colore di cielo sospiro, mi ricorda il profumo del tuo io.
Le nuvole sono libere perché non hanno mai rinunciato alla loro libertà di sognare.
Quando la luna sconfigge il potente sole è ora di pensare alla sera; alla notte, ai sogni più belli e fantasiosi si possano mai realizzare.
Nuvole al vento, nuvole che vagano senza una meta, come pensieri eterei e senza tempo, nuvole che ci fanno sognare di poter sfiorare il cielo, nuvole che riportano alla mente il passato, svanito in un lampo continuo di felicità, nuvole che ci accompagnano nel presente e verso il futuro, nuvole che assumono le più bizzarre forme risvegliando la nostra fantasia, nuvole pure e innocenti come i sogni di un bambino.
Il cielo di città mi piace perché puzza di basso, di uomini. Il cielo di campagna invece mi fa paura. C’è solo roba del Signore, lassù: stelle, stelloni, nuvole al galoppo. E poi che mi mettevo a fare in campagna? A litigare con gli alberi? Quelli sono tranquilli, beati, ti fanno sentire uno sputo. La natura è tutta arrogante, è roba diretta del Signore, e giustamente un po’ di strafottenza ce l’ha.
Maestro è solo colui che vedrà fiorire i semi depositati dalla mano celeste nel suo cuore. Nessuna cosa fiorisce se non c’è la mano dell’uomo a curarla.