L’indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.
Un’opera d’arte si spegne, impallidisce nella stanze dove ha un prezzo ma non un valore.
Perché una volta che il male di leggere si è impadronito dell’organismo, lo indebolisce tanto da farne facile preda dell’altro flagello, che si annida nel calamaio e che suppura nella penna.
Mio nonno era un uomo molto insignificante. Al suo funerale, il carro funebre seguiva le altre auto.
L’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentare con novità.
Uno ne piglia e del capo lo scema.
Non credo al proverbio secondo il quale, per saper comandare, bisogna saper obbedire.