Pablo Picasso – Arte
L’arte è una bugia che ci fa realizzare la verità.
L’arte è una bugia che ci fa realizzare la verità.
Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi.
Lasciate che gli altri artisti abbiano abbastanza di cui cibarsi e gli servizi del loro commercio: non chiedetegli nulla. Le cose materiali rendono la vita dell’artista tanto miserevole da essere sgradevole, e nessuno in grado di comprendere l’arte difenderà coloro in cui il demone divino regna sovrano.
Una descrizione di Arte datami da un bravo artista, è che ciò che egli cercava di esprimere in un quadro è “un’appassionata contemplazione di forme”.
L’arte non imita, interpreta.
Gli artisti possono colorare il cielo di rosso perchè sanno che è blu. Quelli di noi che non sono artisti devono colorare le cose come realmente sono, o la gente penserebbe che sono stupidi.
L’arte migliore è quella in cui la mano, la testa e il cuore di un uomo procedono in accordo.
Tutta la produzione artistica è il prodotto del lavoro dell’intera creatura vivente, corpo e anima, e principalmente dell’anima.
Ama l’arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno.
I critici, come gli insetti, vogliono il nostro sangue, non il nostro dolore.
Tutto è allo stesso tempo realtà e simbolo.
Cos’è disegnare? Come ci si arriva? È l’atto di aprirsi un passaggio attraverso un muro di ferro invisibile che sembra trovarsi tra ciò che si sente e che si può.
Sto lottando con un quadro cominciato alcuni giorni prima della mia ricaduta, un falciatore, lo studio è giallo, terribilmente impastato, ma lo spunto era bello e semplice. E allora ho visto in questo falciatore – vaga figura che lotta come un demonio sotto il sole per venire a capo del suo lavoro – ci ho visto l’immagine della morte, nel senso che l’umanità sarebbe il grano che si falcia. È quindi, volendo, l’antitesi di quel seminatore che avevo tracciato prima. Ma in questa morte nulla di triste, tutto succede in piena luce con un sole che inonda tutto di una luce d’oro fino.
Nelle arti, i critici sono le uniche fonti d’informazione indipendenti. Il resto è pubblicità.
Non mi è mai piaciuta l’idea dell’arte ghetto nella quale la poesia è considerata il supporto vitale del sistema.
Se si parla di pittura sono d’obbligo Magritte, Permeke e, subordinatamente, Topor. Da evitare Picasso, e persino Pollok, forse anche Rauschenberg e Wahrol. Ammessi invece Kandinsky e Klee; semmai un patetico ricordo di Cy Twombly del periodo romano. Ottimo è, per l’Ottocento, confessare un debole per De Nittis e Boldini, persino per Michetti, e ovviamente per Fattori. Si va sempre bene ora con Boccioni, Balla, il primo Carrà. Fra gli scultori, con Moore non si sbaglia mai; glissare su Manzù e semmai ostentare una qualche nostalgia per Medardo Rosso. Se si parla di musica, evitare gli ovvi entusiasmi per Bach, Beethoven, Mozart; Debussy è sempre ottimamente quotato. Con Mahler si va sul sicuro. Ma Schonberg, la dodecafonia, e persino Nono sono argomenti rischiosi, meglio evitare. Ora si è invece tranquilli con Respighi. All’ovvio Verdi è sempre preferibile Donizetti, se non addirittura Puccini. Con Rossini non si sbaglia mai.
Adesso posso dire che l’arte è una stupidaggine.