Arturo Graf – Antichi aforismi
Così la violenza, come la debilità dello spirito, hanno spesso un effetto medesimo: la sterilità.
Così la violenza, come la debilità dello spirito, hanno spesso un effetto medesimo: la sterilità.
Un istante di onesto godimento sulla bilancia del filosofo pesa più d’un secolo di umana ricordanza presso dè posteri.
Pochi principi sono così saggi da preferire la sincerità, che loro dispiace, alla furberia, che li solletica.
Che cosa è il vino?Egli è la morte della memoria e il veleno dell’uomo, per…
La dignità vera dell’uomo è quella che non si può vedere con gli occhi.
Non vi sono altre verità, tranne quelle, e si veggono con gli occhi e si toccano con mano.
Qual stimate voi sia la propia condizione del ricco avaro? Il tormentarsi per istrema cupidigia d’avere, e pauroso sempre stare di non perdere quel che si possiede.
Un istante di onesto godimento sulla bilancia del filosofo pesa più d’un secolo di umana ricordanza presso dè posteri.
Pochi principi sono così saggi da preferire la sincerità, che loro dispiace, alla furberia, che li solletica.
Che cosa è il vino?Egli è la morte della memoria e il veleno dell’uomo, per…
La dignità vera dell’uomo è quella che non si può vedere con gli occhi.
Non vi sono altre verità, tranne quelle, e si veggono con gli occhi e si toccano con mano.
Qual stimate voi sia la propia condizione del ricco avaro? Il tormentarsi per istrema cupidigia d’avere, e pauroso sempre stare di non perdere quel che si possiede.
Un istante di onesto godimento sulla bilancia del filosofo pesa più d’un secolo di umana ricordanza presso dè posteri.
Pochi principi sono così saggi da preferire la sincerità, che loro dispiace, alla furberia, che li solletica.
Che cosa è il vino?Egli è la morte della memoria e il veleno dell’uomo, per…
La dignità vera dell’uomo è quella che non si può vedere con gli occhi.
Non vi sono altre verità, tranne quelle, e si veggono con gli occhi e si toccano con mano.
Qual stimate voi sia la propia condizione del ricco avaro? Il tormentarsi per istrema cupidigia d’avere, e pauroso sempre stare di non perdere quel che si possiede.