Arturo Graf – Poesia
Tristo l’uomo in cui più nulla rimanga del fanciullo.
Tristo l’uomo in cui più nulla rimanga del fanciullo.
La sera i poeti hanno i capelli grigi… si tingono d’argento lunare… Al mattino, col primo chiarore del sole, i poeti hanno i capelli arcobaleno ricamati da fili d’oro…
Nel rispetto della poesia “taccio”.
Volevo, come disse Montale, che la mia parola fosse più ardente di altre, la più ricercata, la più attesa. Ma non esiste la mia parola, come non vive quella di altri. I sentimenti che vi abbattono sono sempre stati li, inattaccabili, bastava solo una personalità capace di farli volare nel silenzio dell’animo. Parole che si inoltrano nel vespiro del cuore e si confondono nella toponimia della mente. Le medesime che scagliate come il Simun respirano, ma poi come represse dalla mente si memorizzano nell’illiceità. Questa è poesia.
Chi lavora con l’ascia non può fare se non lavori grossi. Le operazioni più delicate…
Lo sguardo del poeta è quello che più di tutti ha bisogno di difendersi.
È assai più facile essere caritatevole che giusto.