Barbara Brussa – Speranza
La speranza, senza fondamenta concrete, si chiama illusione. Inizia con una carezza sul cuore, e finisce con un pugno nello stomaco.
La speranza, senza fondamenta concrete, si chiama illusione. Inizia con una carezza sul cuore, e finisce con un pugno nello stomaco.
Il “… e vissero felici e contenti” non è una favola ma il premio di chi non smette mai di amarsi e lotta ogni giorno per raggiungere l’ambita ricompensa.
Per essere Uomini e Donne, occorre agire con umiltà, consapevolezza, rispetto, dignità e amore; portandosi sempre dietro quel grande bagaglio di valori che negli anni abbiamo (o dovremmo aver) raccolto… Un bagaglio che pesa nulla sulle spalle, ma pesa molto sulla bilancia della Vita. Solo così si può essere considerati per il reale valore che abbiamo.
Imporre la propria presenza, laddove si è pienamente coscienti di non essere desiderati né benvoluti, non è solo un atto di prepotenza, ma una vera e propria mancanza di dignità personale.
Vi sono dolori crudeli annidati nel profondo, che – come spettri – tornano periodicamente ad infestare le stanze dell’anima.
Ho bisogno di vivere giorni che abbiano valore, e non un prezzo da pagare; ho bisogno di silenzio, che sia “dialogo” e non solitudine dell’anima; di specchiarmi negli occhi di chi amo, per ritrovare me stessa; di cavalcare la mia vita, senza che sia essa a trascinarmi. Ho bisogno dei miei sogni, per volare a vertiginose altezze, laddove la realtà mi accompagna, senza potermi soffocare con le sue mani talvolta crudeli. Ho bisogno di scrivere, per non seppellire le mie emozioni sotto i cumuli della polvere del tempo che, prima o poi, cancella il disegno, lasciando solo una pallida cornice. Ho bisogno di essere anche fuori, ciò che sento di essere dentro. Ho dei bisogni forse troppo “ambiziosi”, ma senza i quali non mi sentirei di vivere davvero.
Un cuore che ama attende fino all’ultimo respiro; contro ogni logica, contro ogni volontà della ragione, contro un tempo che scorre, avaro di doni. Un cuore che ama rimane appeso ad un filo di ragnatela, che ondeggia lento sul deserto dei sogni, in attesa del miracolo.