Barbara Goti – Figli e bambini
Niente e nessuno può riempire il vuoto che lascia una mamma.
Niente e nessuno può riempire il vuoto che lascia una mamma.
Un bambino era come una rivoluzione, pensò Grigorij: potevi dargli la vita, ma non controllare come sarebbe andata a finire.
Crescere, il dilemma di vedere la propria età come i propri genitori, quando eravamo piccoli, comprendere in ritardo che loro non erano grandi per scelta, lo sono diventati, ora lo sono anche io.
Forse anche la rosa spampanata piange il fiore che fu.
Ho sognato che mi stringevi forte mamma, che con la tua dolce voce mi cantavi una ninna nanna. Ho sognato di avere freddo, e tu correvi a scaldarmi. Poi ho immaginato: chissà come sarebbe stata bella la nostra vita insieme, quante cose mi avresti insegnato. Penso che tu mamma, ti saresti commossa nel sentirmi pronunciare il tuo nome per la prima volta, e papà avrebbe sorriso nel vedermi tirare la pappa. Non lo so chi mi avrebbe sorretta durante i miei primi passetti, ma sono sicura che, entrambi, vi sareste preoccupati di tenere saldamente le mie manine, e di sorreggermi ogni volta che vacillavo. Se avessi avuto la possibilità di rimanere, mi sarebbe piaciuto tanto studiare. Sarei potuta diventare avvocato, l’idea di difendere i deboli mi piaceva tanto. Magari sarei diventata un architetto, così avrei progettato case per darle a chi non ne ha. Sai mamma, magari sarei diventata un medico. Quante vite avrei potuto salvare, se tu non me lo avessi impedito, se non mi avessi gettata via in quel cassonetto. Ti avevo fatto un dono mamma, e tu non l’hai apprezzato. Sai, i bambini non chiedono mai di venire al mondo, ma sperano tanto che questo accada. Ma poi, si rendono conto che la vita è ingiusta! Ti sei persa tanto amore mamma. Ti sei persa me. Quanto egoismo mamma, tu non mi hai voluta, ma questo non ti dava il diritto di uccidermi. Avresti potuto lasciare a qualcun’altra la possibilità di farmi conoscere il mondo e la vita, era tuo dovere lasciare che io potessi conoscere e imparare cosa vuol dire amore e famiglia. Lo sai mamma, sono arrabbiata, e credo di averne tutto il diritto! Ma adesso io sono un angelo tra gli angeli, e tu, dovrai convivere a vita con il rimorso di non sapere mai quanto vi avrei reso fieri di me.
Mi rifiuto di telefonarti perché sono troppo arrabbiato per le critiche che mi hai rivolto a proposito delle mie doti di genitore. Se qualcuno si azzarda a dirmi un’altra volta come devo fare il padre, esplodo.
Non dimenticherò mai il nostro primo incontro, la più bella emozione che una mamma possa provare, vedere un fagottino per la prima volta e innamorarsi perdutamente.
Un bambino era come una rivoluzione, pensò Grigorij: potevi dargli la vita, ma non controllare come sarebbe andata a finire.
Crescere, il dilemma di vedere la propria età come i propri genitori, quando eravamo piccoli, comprendere in ritardo che loro non erano grandi per scelta, lo sono diventati, ora lo sono anche io.
Forse anche la rosa spampanata piange il fiore che fu.
Ho sognato che mi stringevi forte mamma, che con la tua dolce voce mi cantavi una ninna nanna. Ho sognato di avere freddo, e tu correvi a scaldarmi. Poi ho immaginato: chissà come sarebbe stata bella la nostra vita insieme, quante cose mi avresti insegnato. Penso che tu mamma, ti saresti commossa nel sentirmi pronunciare il tuo nome per la prima volta, e papà avrebbe sorriso nel vedermi tirare la pappa. Non lo so chi mi avrebbe sorretta durante i miei primi passetti, ma sono sicura che, entrambi, vi sareste preoccupati di tenere saldamente le mie manine, e di sorreggermi ogni volta che vacillavo. Se avessi avuto la possibilità di rimanere, mi sarebbe piaciuto tanto studiare. Sarei potuta diventare avvocato, l’idea di difendere i deboli mi piaceva tanto. Magari sarei diventata un architetto, così avrei progettato case per darle a chi non ne ha. Sai mamma, magari sarei diventata un medico. Quante vite avrei potuto salvare, se tu non me lo avessi impedito, se non mi avessi gettata via in quel cassonetto. Ti avevo fatto un dono mamma, e tu non l’hai apprezzato. Sai, i bambini non chiedono mai di venire al mondo, ma sperano tanto che questo accada. Ma poi, si rendono conto che la vita è ingiusta! Ti sei persa tanto amore mamma. Ti sei persa me. Quanto egoismo mamma, tu non mi hai voluta, ma questo non ti dava il diritto di uccidermi. Avresti potuto lasciare a qualcun’altra la possibilità di farmi conoscere il mondo e la vita, era tuo dovere lasciare che io potessi conoscere e imparare cosa vuol dire amore e famiglia. Lo sai mamma, sono arrabbiata, e credo di averne tutto il diritto! Ma adesso io sono un angelo tra gli angeli, e tu, dovrai convivere a vita con il rimorso di non sapere mai quanto vi avrei reso fieri di me.
Mi rifiuto di telefonarti perché sono troppo arrabbiato per le critiche che mi hai rivolto a proposito delle mie doti di genitore. Se qualcuno si azzarda a dirmi un’altra volta come devo fare il padre, esplodo.
Non dimenticherò mai il nostro primo incontro, la più bella emozione che una mamma possa provare, vedere un fagottino per la prima volta e innamorarsi perdutamente.
Un bambino era come una rivoluzione, pensò Grigorij: potevi dargli la vita, ma non controllare come sarebbe andata a finire.
Crescere, il dilemma di vedere la propria età come i propri genitori, quando eravamo piccoli, comprendere in ritardo che loro non erano grandi per scelta, lo sono diventati, ora lo sono anche io.
Forse anche la rosa spampanata piange il fiore che fu.
Ho sognato che mi stringevi forte mamma, che con la tua dolce voce mi cantavi una ninna nanna. Ho sognato di avere freddo, e tu correvi a scaldarmi. Poi ho immaginato: chissà come sarebbe stata bella la nostra vita insieme, quante cose mi avresti insegnato. Penso che tu mamma, ti saresti commossa nel sentirmi pronunciare il tuo nome per la prima volta, e papà avrebbe sorriso nel vedermi tirare la pappa. Non lo so chi mi avrebbe sorretta durante i miei primi passetti, ma sono sicura che, entrambi, vi sareste preoccupati di tenere saldamente le mie manine, e di sorreggermi ogni volta che vacillavo. Se avessi avuto la possibilità di rimanere, mi sarebbe piaciuto tanto studiare. Sarei potuta diventare avvocato, l’idea di difendere i deboli mi piaceva tanto. Magari sarei diventata un architetto, così avrei progettato case per darle a chi non ne ha. Sai mamma, magari sarei diventata un medico. Quante vite avrei potuto salvare, se tu non me lo avessi impedito, se non mi avessi gettata via in quel cassonetto. Ti avevo fatto un dono mamma, e tu non l’hai apprezzato. Sai, i bambini non chiedono mai di venire al mondo, ma sperano tanto che questo accada. Ma poi, si rendono conto che la vita è ingiusta! Ti sei persa tanto amore mamma. Ti sei persa me. Quanto egoismo mamma, tu non mi hai voluta, ma questo non ti dava il diritto di uccidermi. Avresti potuto lasciare a qualcun’altra la possibilità di farmi conoscere il mondo e la vita, era tuo dovere lasciare che io potessi conoscere e imparare cosa vuol dire amore e famiglia. Lo sai mamma, sono arrabbiata, e credo di averne tutto il diritto! Ma adesso io sono un angelo tra gli angeli, e tu, dovrai convivere a vita con il rimorso di non sapere mai quanto vi avrei reso fieri di me.
Mi rifiuto di telefonarti perché sono troppo arrabbiato per le critiche che mi hai rivolto a proposito delle mie doti di genitore. Se qualcuno si azzarda a dirmi un’altra volta come devo fare il padre, esplodo.
Non dimenticherò mai il nostro primo incontro, la più bella emozione che una mamma possa provare, vedere un fagottino per la prima volta e innamorarsi perdutamente.