Carlos Ruiz Zafón – Libri
“Ha una brutta faccia.” Sentenziò.”Indigestione” Replicai.”Di cosa?””Di realtà.”
“Ha una brutta faccia.” Sentenziò.”Indigestione” Replicai.”Di cosa?””Di realtà.”
Vedi, molti mi considerano forte e sereno, come se non accettassero che aiutando gli altri io abbia bisogno di aiuto. Sapessero quante volte piango e mi dispero; lo sanno i miei figli, che talora mi consolano e mi abbracciano per darmi coraggio. E a volte sono io a stringere la loro debolezza e il loro dolore. Un abbraccio vale di più di una terapia sul dolore e di un trattamento di psicologia scritto da sapienti che spesso non sono padri e consigliano ai padri cosa fare.
È incredibile la rapidità, la precisione, a volte la violenza con cui ci aggrediscono i ricordi. Spesso li richiama un’immagine, una parola, un profumo, il motivo d’una canzone, ma più spesso lampeggiano a tradimento, fulminei, come lame d’acciaio nella notte. Chi sa da dove vengono e perchè, quale gioco di cellule impazzite li ha fatti nascere nel misterioso laboratorio del cervello. Precipitano a cascate, si rincorrono, si dissolvono, e per ciascuno c’è una fitta di dolore, un grano di nostalgia, un impulso di collera.Proiettiamo dentro di noi, ogni giorno, il film più appasionante del mondo e gli altri, intorno, non se ne accorgono.(da “Una stretta di mano e via”)
Ogni essere umano vive il proprio desiderio. Questo fa parte del suo tesoro e, benché sia un’emozione che potrebbe allontanare, generalmente avvicina chi è importante. E un’emozione che la mia anima ha scelto di vivere, è talmente intensa che può contagiare tutto e tutti intorno a me. Ogni giorno scelgo la verità con la quale intendo vivere. Cerco di essere pratica, efficiente, professionale. Ma, vorrei poter scegliere, sempre, il desiderio come compagno. Non per obbligo, né per attenuare la solitudine della mia vita-semplicemente perché è bello. Si, è molto bello.
Ogni volta che parto per il mare, mi auguro che l’immensità dell’acqua sommerga sempre di più la memoria delle Eolie, di San Vito Lo Capo e di Mattia…
Nessun uomo dovrebbe vivere senza aver sperimentato almeno una volta la sana anche se noiosa solitudine della wilderness, scoprire di dover dipendere da se stessi e per questo tirar fuori la vera forza interiore. – Imparando per esempio a mangiare quando si ha fame e a dormire quando si ha sonno.All’ora di dormire mi mettevo a cantare. Passeggiando per il sentiero consumato nella polvere della roccia cantavo tutti i motivetti che riuscivo a ricordarmi, con tutta la mia voce, senza che nessuno, oltre il cervo e l’orso, mi potesse ascoltare.
L’età ti fa capire certe cose. Per esempio, adesso so che la vita di un uomo si divide fondamentalmente in tre periodi. Nel primo, uno non pensa neppure che invecchierà, né che il tempo passa, e che fin dal primo giorno, quando nasciamo, camminiamo verso un unico e identico fine. Passata la prima giovinezza, comincia il secondo periodo, nel quale uno si rende conto della fragilità della propria vita, e quello che in principio è una semplice inquietudine va crescendo nell’animo come un mare di dubbi e incertezze che ti accompagnano durante il resto dei tuoi giorni. Per ultimo, alla fine della vita, si apre il terzo periodo, quello dell’accettazione della realtà e, di conseguenza, quello della rassegnazione e della speranza. Lungo la mia vita ho conosciuto molte persone che sono rimaste agganciate a uno di questi stadi senza mai riuscire a superarli. È qualcosa di terribile… è un cammino che ognuno di noi deve imparare a percorrere da solo, pregando Dio di aiutarlo a non perdersi prima di arrivare alla fine. Se tutti fossimo capaci di comprendere all’inizio della nostra vita questa cosa, che sembra così semplice, buona parte delle miserie e delle pene di questo mondo scomparirebbero. Però, e questo è un incomprensibile paradosso, ci viene concessa questa grazia solo quando è troppo tardi.