Carluzzo Gaetano – Sorriso
Ma se io sono un quaquaraquà, tu sei un lallarallà?
Ma se io sono un quaquaraquà, tu sei un lallarallà?
Non c’è miglior sorriso di quando si vuole nascondere uno stato emozionale completamente contrario.
È bello pensare che gli uomini hanno migliaia di linguaggi estremamente complessi per esprimere i loro pensieri più seri e che un Europeo, un Indiano ed un Arabo esprimono la loro gioia ridendo esattamente nello stesso identico modo.
Il sorriso di chi si “rialza” è il più bello. Brilla fra le lacrime, splende all’infinito.
Fa che il tuo sorriso non diventi una stella cadente che puoi cogliere in una rara notte.
Senza il sorriso dei bambini vivremo nel buio di una valle sconosciuta.
Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. “Avverto” che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un “avvertimento del contrario”. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s’inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico.