Cecilia Randall – Libri
A lei si sarebbe arreso sempre, qualsiasi cosa gli avesse chiesto.
A lei si sarebbe arreso sempre, qualsiasi cosa gli avesse chiesto.
Mi piacciono i libri con poco dialogo e tanta descrizione. Mi crogiolo di piacere davanti ad una pagina senza l’ombra di virgolette o trattini, piena solo di parole che mi trasportano in mondi lontani, magari in riva ad un fiume tranquillo o sulla vetta della montagna più alta del mondo ad assaporare l’aria scorrere fin nei polmoni.Quel tipo di libri non va letto una volta sola, no. Va gustato più volte, ma senza fretta; va sfogliato a caso per poi fermarsi e rileggere quello spiraglio di cielo che ci aveva colpito così tanto. Un libro così deve essere impresso nella memoria, fino a farcelo sentire dentro, quel cielo.I Libri descritti male invece non riesco a capirli.È come se si pretendesse di gustare appieno un piatto prelibato, sentendone unicamente il profumo superficiale.Certo, potremo avere sentore della squisitezza che abbiamo davanti, ma nel profondo saremo sempre insoddisfatti.Avremo sempre fame.
Lo Zahir è un pensiero che all’inizio ti sfiora appena e finisce per essere la sola cosa a cui riesci a pensare.Il mio Zahir ha un nome e il suo nome è Esther.Quando non ho avuto più niente da perdere, ho ottenuto tutto. Quando ho cessato di essere chi ero, ho ritrovato me stesso. Quando ho conosciuto l’umiliazione ma ho continuato a camminare, ho capito che ero libero di scegliere il mio destino. Non so se sono malato, se il mio matrimonio è stato solo un sogno che non sono riuscito a comprendere fintantoché è durato. So che posso vivere senza di lei, ma vorrei incontrarla di nuovo, per dirle ciò che non le ho mai detto mentre stavamo insieme: “Io ti amo più di me stesso”. Se riuscirò a dirle queste parole, allora potrò andare avanti, in pace, perché questo amore mi ha redento.L’amore è una forza selvaggia. Quando tentiamo di controllarlo, ci distrugge. Quando tentiamo di imprigionarlo, ci rende schiavi. Quando tentiamo di capirlo, ci lascia smarriti e confusi…
È con i cattivi sentimenti che si fanno i buoni romanzi.
Un libro quasi mai si limita a farsi leggere, ma ci legge riflettendo ciò che abbiamo dentro e ogni lettore pretende che tra le righe ci sia quella frase che sia scritta per lui da poter prendere e portare via senza sapere che l’aveva avuta da sempre già dentro.
A volte percepiva, nella profondità dell’anima, una voce lieve, spirante, che piano lo ammoniva, piano si lamentava, così piano ch’egli appena se ne accorgeva. Allora si rendeva conto per un momento che viveva una strana vita, che faceva cose ch’erano un mero gioco, che certamente era lieto e talvolta provava gioia, ma che tuttavia la vita vera e propria gli scorreva accanto senza toccarlo. Come un giocoliere con i suoi arnesi, così egli giocava coi propri affari e con gli uomini che lo circondavano, li osservava, si pigliava spasso di loro: ma col cuore, con la fonte dell’essere suo, egli non era presente a queste cose. E qualche volta rabbrividì a simili pensieri, e si augurò che anche a lui fosse dato di partecipare con la passione di tutto il suo cuore a questo puerile travaglio quotidiano, di vivere realmente, di agire realmente e di godere e di esistere realmente, e non solo star lì come uno spettatore.
A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l’uno dell’altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s’incrociano per un secondo e poi sfuggono, cercando altri sguardi, non si fermano.Passa una ragazza che fa girare un parasole appoggiato alla spalla, e anche un poco il tondo delle anche. Passa una signora nerovestita che dimostra tutti i suoi anni, con gli occhi inquieti sotto il velo e le labbra tremanti. Passa un gigante tatuato; un uomo giovane coi capelli bianchi; una nana; due gemele vestite di corallo. Qualcosa corre tra loro, uno scambiarsi di sguardi come linee che collegano una figura all’altra e disegnano frecce, stelle, triangoli finché tutte le combinazioni in un attimo sono esaurite, e altri personaggi entrano in scena: un cieco con un ghepardo alla catena, una cortigiana col ventaglio a piume di struzzo, un efebo, una donna-cannone. Così tra chi per caso si trova insieme a ripararsi dalla pioggia sotto il portico, o si accalca sotto un tendone del bazar, o sosta ad ascoltare la banda in piazza, si consumano incontri, seduzioni, amplessi, orge, senza che ci si sfiori con un dito, quasi senza alzare gli occhi.Una vibrazione lussuriosa muove continuamente Cloe, la più casta delle città. Se gli uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia d’inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d’urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe.