Cesare Pavese – Frasi d’Amore
Tanto poco un uomo si interessa dell’altro, che persino il Cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio.
Tanto poco un uomo si interessa dell’altro, che persino il Cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio.
Più libera di quanto abbia mai creduto, navigo la mia esistenza con in mano la fiaccola della speranza. Mi do forza. Mi do coraggio. Affronto! Spazzo via i vuoti che incolmabili si erano formati nei miei pensieri. E, a passi lenti, tra colline erranti, “m’incammino con il cuore colmo di una amore indivisibile”, l’amore ineguagliabile dei miei figli. Quello “eterno” che non ha confini, che mantiene in equilibrio tutto. La mia vita, il mio mondo, tutto ciò che mi rappresenta.
C’eri, ogni volta che avevo freddo dentro c’eri. E le tue braccia erano per me…
È bello ritrovarsi dopo tanti anni e scoprire che i nostri sentimenti non sono cambiati. Sei rimasta graziosa e lucente come allora, anche per questo sarai sempre la mia”Stella” poiché è il diminutivo del tuo nome all’infinito. Come il pianeta a volte dai l’impressione di esser così vicina da poter allungare la mano e poterti prendere nella mia, ed infine perché in un periodo tanto buio della mia vita trovasti la forza e l’amore per starmi vicino e a me bastò seguire la tua luce per non perdermi.
Un cuore che ama attende fino all’ultimo respiro; contro ogni logica, contro ogni volontà della ragione, contro un tempo che scorre, avaro di doni. Un cuore che ama rimane appeso ad un filo di ragnatela, che ondeggia lento sul deserto dei sogni, in attesa del miracolo.
Sei assolutamente impresentabile. Nessuno dovrebbe essere così attraente: è una tentazione, non è giusto.
Sei stato condizione, progetto, karma, chiave, coltello, inganno, colpa, perdono, angelo, demone, segreto, mistero, fuga, disincanto, asfissia. Mi sento reduce da una guerra combattuta tra la trincea ed il fronte. Ho la faccia sporca, le mani sporche, il cuore sporco. Ho offerto la pelle e la dignità per salvare il nostro amore. Ora cammino sotto il segno della resa; avanzo nella vita tra i “nonostante tutto”, “anche se”, “è andata così”, “mi manchi”, “ti aspetterò”. La fine di ogni cosa è sinonimo di bilanci e noi siamo rimasti sospesi su due piatti diversi, disgiunti da un corpo di ferro e freddo. Ho una cicatrice sulla testa ed una medaglia sul petto. Ritorno a casa con uno scalpo, con la mia marcia lenta, col peso della perdita. Ho dismesso la mimetica, mi orno di pizzi e merletti, seta ed un pugnale dietro alla schiena. Racconto delle mie gesta, abbozzo un sorriso e mi rimetto in gioco, ma tutto sembra un abuso quando si è stati colpiti in questa guerra chiamata amore. Mi calmo col mio perdono sulle note di Einaudi.