Charles Louis de Montesquieu – Libri
Soffro della malattia dello scrivere libri e di vergognarmi d’essi quando sono finiti.
Soffro della malattia dello scrivere libri e di vergognarmi d’essi quando sono finiti.
Ma a dire il vero ho parlato solo di te, cos’ho visto in te, e non sono capace di lasciarti andare senza che tu sappia cos’è successo a me in quei momenti.
Qualcosa, qualcuno, qualche spirito ci perseguitava tutti attraverso il deserto della vita ed era scritto che ci afferrasse prima che raggiungessimo il cielo. Naturalmente adesso che ci torno su col pensiero, questo non è altro che la morte; la morte ci raggiungerà prima del cielo. L’unica cosa per la quale languiamo nei nostri giorni di vita, che ci fa sospirare e lamentarci e sottostare a dolci nausee di ogni specie, è il ricordo di una certa felicità perduta che probabilmente è stata sperimentata nell’alvo materno e può riprodursi solamente (quantunque noi si detesti ammetterlo) nella morte. Ma chi è che vuol morire? Nell’incalzare degli avvenimenti continuavo a pensare a questo nel fondo della mia mente. Lo dissi a Dean ed egli lo riconobbe istantaneamente come la pura e semplice nostalgia della morte; e poiché nessuno di noi può tornare alla vita, lui, giustamente, non voleva aver niente a che farci, e allora mi trovai d’accordo con lui.
Bisognava cercare di interpretare le sensazioni come segni di altrettante leggi e idee, tentando di far uscire dalla penombra quel che avevo sentito, di convertirlo in un equivalente intellettuale.
Doveva capitare, prima o poi, che ci incontrassimo qui. La fortuna ha voluto che fossimo soli. Lui mi guarda e ha la forza di non abbassare gli occhi. Io lo guardo e ho la debolezza di non distogliere i miei.
Il titolo del libro è Addio alle armi e, eccettuati tre anni da quando è stato scritto, c’è stata quasi continuamente una guerra di qualche genere. C’era qualcuno che diceva sempre, perché questo tale è così preoccupato e ossessionato dalla guerra, e ora dal 1933 forse è chiaro perché uno scrittore debba interessarsi al continuo, prepotente, criminale, sporco delitto che è la guerra. Siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combattute dalla più bella gente che c’è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte e tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne. Sono persuaso che tutta la gente che sorge a profittare della guerra e aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno stesso che incominciano a farlo da rappresentanti accreditati dei leali cittadini che la combatteranno.L’autore di questo libro sarebbe molto lieto di incaricarsi di questa fucilazione, se fosse legalmente delegato da coloro che combatteranno, e di badare a che venga eseguita con tutta l’umanità e la correttezza possibile e badare che a tutti i corpi venga data degna sepoltura. potremmo perfino riuscire a farli seppellire nel cellophaneo in qualcuno dei più moderni materiali plastici. Alla fine della giornata se vi fosse qualche prova che sono stato io a provocare in qualche modo la nuova guerra o non ho eseguito debitamente i doveri a me conferiti, sarei disposto, se non lieto, a farmi fucilare dallo stesso plotone di esecuzione e farmi seppellire con o senza cellophane o esser lasciato nudo su una collina.
Tutto era stato piu semplice di quanto mi aspettassi: ci eravamo adattati l’uno all’altra come frammenti fatti apposta per combaciare ed unirsi. Ciò mi aveva dato una soddisfazione segreta: eravamo compatibili anche fisicamente. Fuoco e ghiaccio, che chissà come esistevano affiancati senza distruggersi a vicenda. L’ennesima prova di quanto gli appartenessi.