Chiara Mineo – Stati d’Animo
Mi faceva male al centro esatto del petto, sentivo una gran fitta e per quanto potessi sforzarmi di non pensarci, sapevo che non ci sarebbe stata nessuna medicina in grado di guarirmi.
Mi faceva male al centro esatto del petto, sentivo una gran fitta e per quanto potessi sforzarmi di non pensarci, sapevo che non ci sarebbe stata nessuna medicina in grado di guarirmi.
La stanza dove vivo è ottusa, un po’ stretta, i muri all’apparenza imbiancati di fresco, fanno sembrare tutto pulito, non guardo le pareti, anche se per attimi mi appoggio spalle al muro, ma io sono “quella dell’anima”, quella che custodisce nel cuore gli attimi, come foto ad impreziosire tutto ciò che può impoverire la realtà. Nella mia stanza entra ogni giorno la luce di coloro che regalano respiri e sorrisi, attimi e pensieri, no, non da lontano, io voglio respirare, inebriarmi di vita, di cielo e di mare, di terra che sporca piedi nudi e questa non è che una stanza ed io in una stanza, non so stare.
Paura di agire e sbagliare. Paura di doversi pentire delle proprie azioni. Paura di perdere tutto.
Quando la luce entra nel cuore esso desidera che vi rimanga per sempre. Purtroppo per varie vicissitudini la luce può affievolirsi e addirittura spegnersi. Questo capita, e quando questo accade il cuore si intristisce e si fa sempre più duro. Tutto ciò comporta all’allontanamento delle persone e ti porta ad essere in uno stato catatonico dal quale non vi si esce facilmente. Tutto diventa grigio e scuro, solo una grande luce potrebbe rilluminare il cuore e renderlo nuovamente caldo e felice.
È regolare dire che se stai di merda io sto uguale.
È nel buio che si scorgono le stelle, è nel dolore che cerchiamo stille di luce.
“Mi sei mancato” La smorfia di Tariq insegnò a Laila che i ragazzi erano diversi dalle ragazze nell’espressione dei propri sentimenti. Non esibivano l’amicizia. Non sentivano il profondo bisogno di parlarne. I ragazzi, aveva capito, trattano l’amicizia alla stessa stregua del sole: ne davano per scontata l’esistenza, e traevano il massimo godimento dal suo splendore solo quando non lo guardano direttamente.