Christiane F. – Libri
Dopo che lei andò al lavoro mi guardai allo specchio. Per la prima volta vidi i miei occhi mentre stavo a rota. C’erano solo le pupille. Completamente nere e ottuse. Veramente completamente inespressivi.
Dopo che lei andò al lavoro mi guardai allo specchio. Per la prima volta vidi i miei occhi mentre stavo a rota. C’erano solo le pupille. Completamente nere e ottuse. Veramente completamente inespressivi.
– Mai dici? – ribattè lui, con un sorriso di oscura e fidente intelligenza. – Non sapere mai chi è! Credimi, Hester, sono poche le cose – sia nel mondo esterno sia a una certa profondità, nell’invisibile sfera del pensiero, – poche le cose nascoste a chi si dedica seriamente e senza riserve alla soluzione di un mistero. Tu potrai celare il tuo segreto alla moltitudine curiosa. Lo potrai occultare anche ai ministri e ai magistrati, proprio come oggi quando hanno cercato di estorcerti dal cuore quel nome per darti un compagno sul tuo piedistallo. Ma, quanto a me, approdo all’indagine con sensi diversi dai loro. Cercherò quest’uomo come ho cercato la verità nei libri, come ho cercato l’oro nell’alchimia. Un istinto me lo rivelerà. Lo vedrò tremare. Io stesso mi sentirò rabbrividire, all’improvviso e inaspettatamente. Presto o tardi quell’uomo sarà mio!
Si scrive per sé, si scrive di sé, si scrive nonostante i se.
Le suggerì, inoltre, di scrivere una testimonianza che un giorno potesse servire per portare alla luce il terribile segreto che stava vivendo, affinché il mondo venisse al corrente dell’orrore che avveniva parallelamente all’esistenza pacifica e ordinata di quelli che non volevano sapere, di quelli che non potevano restare ancorati all’illusione di una vita normale, di quelli che non potevano negare, di quelli che stavano a galla sopra un mare di gemiti, ignorando, contro ogni evidenza, che a pochi isolati dal loro mondo felice c’erano gli altri, quelli che sopravvivono o muoiono dalla parte buia.
Il peso del suo sguardo era quasi palpabile, come se potessi toccare i suoi pensieri, cose intime e personali, cose che non avevamo mai fatto prima.
Melkor balzò sul tumulo, e con la sua nera spada percosse fino al midollo ambo gli Alberi, li ferì a fondo, e la linfa ne sgorgò quasi fosse sangue, e si sparse sul terreno. Ma ungoliant la succhiò e andando poi di Albero in Albero, accostò il suo nero becco alle loro ferite, fino ad essiccarli affatto, e il veleno di Morte che era dentro di lei penetrò nei loro tessuti, e li imbozzicchì, radici, rami e foglie, ed essi morirono.
Come voi avete occhi per vedere la luce, e orecchie per sentire i suoni, così avete un cuore per percepire il tempo. E tutto il tempo che il cuore non percepisce è perduto, come i colori dell’arcobaleno per un cieco o il canto dell’usignolo per un sordo.