Claudia Marangoni – Tristezza
Ieri come scusa ho detto di essere stanca, oggi come scusa ho detto di essere triste, domani dirò sinceramente di essere stanca di essere triste.
Ieri come scusa ho detto di essere stanca, oggi come scusa ho detto di essere triste, domani dirò sinceramente di essere stanca di essere triste.
Se hai amato ti porti sempre dentro al cuore una cicatrice. Viaggi la tua vita con lei. Ti ci affezioni quasi. Ti porti i segni dell’amore. Te li tieni stretti. E anche se fanno soffrire, sono una meraviglia. Sono vita.
Vorrei provare ciò che devo, ma i miei dubbi portano sempre al fallimento.
Arriva un chiarore improvviso, un lampo a ciel sereno, che illumina tutte le tue malinconie e, quando ti manca quel bagliore resti da solo al buio, scivolando nella monotonia di quella nostalgia, che non sai dove ti porterà a finire, dove condurrà il tuo cammino quel gelido inverno, che paralizza ogni battito del tuo cuore in una gelida agonia.
Sono certa: le lacrime non sono per i deboli. Perché chi piange è dannatamente forte. Non è da tutti far sgorgare emozioni. Chi piange ha speranza, ha fiducia. Più fragili e delicate sono le persone che, invece, non piangono più: creano una corazza fuori mentre lentamente marciscono dentro. Ma vengono ripagate con il tempo. Perché prima o poi tutto quello schifo se ne va. E allora si piange, si piange a dirotto e senza controllo. Si piange in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento. E le lacrime scorrono irrefrenabili sotto la doccia, leggendo un buon libro, di ritorno dalla scuola, ascoltando le fusa del proprio gatto ed osservando la pioggia. Si piange. Come non si aveva mai pianto.
Mi è bastato un abbraccio. Uno solo. Una singola ma forte stretta attorno al corpo per capire che il mio mondo sarebbe stato lì, nelle tue braccia.
Il dolore non ha parole ma “cicatrici” profonde che vivono dentro l’anima.