Daniela Bonomi – Poesia
Quando si soffre escono testi migliori… sono contenta della mia mediocrità.
Quando si soffre escono testi migliori… sono contenta della mia mediocrità.
Se la poesia non nasce con la stessa naturalezza delle foglie sugli alberi, è meglio che non nasca neppure.
Poesia è metasentimento.
Intelligenza, tanta! Saggezza, ampia! Pazzia, troppa! Bellezza, infinita!
La poesia non è qualcosa che s’impara o che si può insegnare. Non è qualcosa che è dentro di noi da sempre e nemmeno si può acquisire. Non è un dono. È un solo istante, un momento fugace, così rapido da far dubitare della sua esistenza. Come un fiato di vento imprigionato tra pollice e indice, e stretto, sempre più, fino a lasciare la presa e rendersi conto che tra le dita non c’è nulla. Ma quell’idea è rimasta. Dentro. Ed è radicata ed è vera. Come se ci fosse stata da sempre e si fosse solo risvegliata. Ma non è così. È come prendere la vita quale un’onda gigantesca, non come il mare o l’acqua ma proprio come la forza meccanica e mistica dell’onda e vederla sbattere su un muro, forte, e vedere minuscole impercettibili gocce lasciare l’onda verso il nulla. E quelle gocce poi arrivano nel mondo. E allora nasce la poesia. E non è un dono perché è parte della vita come la è l’onda. Non è un dono più di quanto lo sia questo secondo che passa. E non è sempre stata lì perché prima che quella goccia si staccasse la poesia era vita e non poesia. E allora la poesia non ha coordinate ma solo la forza dell’onda e di quel muro che è l’uomo. E l’uomo non impara a scrivere poesie. Può solo stare dritto, riempire i polmoni, e aspettare.
La poesia è pornografia delle emozioni.
Noi tutti scriviamo poemi; il problema è che i poeti sono quelli che scrivono con le parole.