Davide Capelli – Tristezza
A che servono le parole quando ci sono già le lacrime che parlano?
A che servono le parole quando ci sono già le lacrime che parlano?
Oggi sono triste.Incrocio le altre macchine e scorgo, sui volti dei miei fratelli, rughe di preoccupazione.C’è lamiera e società tra di noi, a impedire di mettere una mano sulla spalla e dire “Non ti preoccupare!”, frase inutilmente incoraggiante.E invidio gli uccelli.Sono tre metri sopra di noi, liberi da questa gravità che ci schiaccia nel fango, lontani dai veleni che ci somministriamo masochisticamente.Solo tre metri, per il loro mondo senza problemi.
Non mi piace la nostalgia, a meno che non sia la mia.
Ci sono giorni belli, e ci sono giorni brutti. Poi ci sono giorni dove la sola cosa che vorrei e la mia solitudine.
Amo pensare che a Natale si festeggi la nascita del più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Uno che ha combattuto e lottato da solo contro un grande potere. Un uomo che credeva nell’amore.
Posso rilasciarti un visto d’ingresso nel mio cuore, ma il tuo passaporto deve essere valido.
Ma alla fine cos’è questo silenzio? Un male, un dolore, una cicatrice che spezza il fiato, ti logora l’anima, ti chiude il cuore e ti distrugge i sogni. Io amo il “rumore” quello forte, quello deciso, quello dove le parole ti fanno tremare il cuore, ti scoppiano dentro e ti dicono: io sono qui perché sei tutto quello che voglio e fanculo ai problemi, fanculo a chi non ci crede, fanculo al domani. Oggi siamo io e te e nient’altro che noi.