Davide Trezzi – Tempi Moderni
Avere un cervello è come possedere una macchina, se non la sai guidare non vai da nessuna parte.
Avere un cervello è come possedere una macchina, se non la sai guidare non vai da nessuna parte.
L’unica cosa che valga la pena di fare, oggi, è l’essere moderni.
La massa è fatta di sole sfumature. Senza contorni netti è moribonda mole puntiforme in movimento. Con questa ottica non si scorge altro che un continuo sfavillare lontano di gesti che indicano la vita, il suo continuo apparire deformato e di sfuggita. Questa è l’ottica della lontananza necessaria alla grandezza della massa, che spinge fuori e in alto a conferma dei suoi contorni finali, informi, sfilacciati. La vita che appare tra queste righe grigie è pura sostanza contratta. Una sostanza dalla pelle troppo spessa per secoli di formalizzazioni divenute aria e formalismi, la cui essenza pura però si svolge, ancora e fortuitamente, in una definizione di sé con la potenza di un simbolo sepolto e illuminato dai suoi scatti ad esistere.
Mai chiedere tempo, anche se lo vuoi condividere meno ne avrai, è una strana teoria, l’egoismo che già regna sovrano.
Fino a poco tempo fa, l’uomo viveva in maniera tale da vivere come una macchina. Adesso, le macchine sostituiscono l’uomo, e io non so quale delle due sia peggio.
Puoi chiamare più volte, urlare anche forte che il lupo ti bussa alla porta se poi chi deve sentire ti ascolta quando sei morta.
Quarto postulato dell’essenza comunicativa postmoderna: se non lo pubblichi su Facebook non è mai accaduto.