Domenico Esposito Mito – Libri
L’ottanta per cento della popolazione umana ha almeno uno scheletro nell’armadio, il restante venti per cento si è ormai disfatto delle ceneri.
L’ottanta per cento della popolazione umana ha almeno uno scheletro nell’armadio, il restante venti per cento si è ormai disfatto delle ceneri.
Per scrivere bene di qualcuno o qualcosa è consigliabile conoscere almeno in modo discreto, ma per scriverne male è obbligatorio conoscere in modo eccellente.
Il Libro della Vita inizia con l’immagine di un uomo e una donna in un giardino. Termina con l’Apocalisse.
Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.
Guadato il fiume, valicato il passo, l’uomo si trova di fronte tutt’a un tratto la città di Moriana, con le porte d’alabastro trasparenti alla luce del sole, le colonne di corallo che sostengono i frontoni incrostati di serpentina, le ville tutte di vetro come acquari dove nuotano le ombre delle danzatrici dalle squame argentate sotto i lampadari a forma di medusa. Se non è al suo primo viaggio l’uomo sa già che le città come questa hanno un rovescio: basta percorrere un semicerchio e si avrà in vista la faccia nascosta di Moriana, una distesa di lamiera arrugginita, tela di sacco, assi irte di chiodi, tubi neri di fuliggine, mucchi di barattoli, muri ciechi con scritte stinte, telai di sedie spagliate, corde buone solo per impiccarsi a un trave marcio. Da una parte all’altra la città sembra continui in prospettiva moltiplicando il suo repertorio d’immagini: invece non ha spessore, consiste solo in un diritto e in un rovescio, come un foglio di carta, con una figura di qua e una di là, che non possono staccarsi né guardarsi.
Tra i tasti di una tastiera si nascondono infiniti racconti.
Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto.