Donato Montanaro – Libri
I Libri dalla bella copertina mi incuriosiscono, ma i libri che mi sanno tenere incollato sono esclusivamente quelli dal buon contenuto.
I Libri dalla bella copertina mi incuriosiscono, ma i libri che mi sanno tenere incollato sono esclusivamente quelli dal buon contenuto.
I ricordi sono così. I ricordi sono come le maree. Appaiono all’improvviso… come dal niente… e poi ti fanno loro. Possono starsene nascosti per tutto il tempo che vogliono nella distesa della tua vita, dalla tua mente e delle sue infinite possibilità. E poi nascere in un attimo come dal nulla, avvicinarsi silenziosi quando meno te lo aspetti e poi travolgerti. Qualche volta possono passarti accanto e lambirti appena, limitandosi a farsi osservare dal tuo sguardo distratto. Altre, invece, posso trascinarti lontanissimo, indietro fino a dove ha avuto inizio il cammino che ti ha portato al punto in cui sei stato travolto. Ma quello che li rende tanto forti e speciali è quel potere tutto loro di prenderti e sollevarti in alto per un attimo, farti assaporare l’ebbrezza di quel brivido, l’eccitazione di quella dolcissima vertigine per un niente, e poi sbatterti a terra con tutta la loro forza. È in queste occasioni che fanno più male. Ti trascinano giù con tutta la forza soverchiante e repentina e poi ti portano lontano. Lontano. Lontano… Sono troppo più forti di te… è una battaglia impari. Tu non puoi fare niente. Se ti agiti è peggio.
I libri si dividono in due categorie: i libri per adesso e i libri per sempre.
Voglio raccontarle una cosa, Florence. Mio padre era un uomo molto ricco, molto più di me. Si mangiò quasi tutto inseguendo un sogno assurdo, una faccenda di ferrovie, una bestialità. Gli piacevano i treni. Quando incominciò a vendere le proprietà io andai da mia madre e le chiesi: “Perché non lo fermi?” Avevo sedici anni. Mia madre mi diede un ceffone. Poi mi disse una frase che adesso, lei, Florence, deve imparare a memoria.Mi disse: “Se ami, qualcuno che ti ama, non smascherare mai i suoi sogni. Il più grande e illogico sei tu!”.
Quando io correvo sulla spiaggia tutta la rena andava in faccia ai signori che dormivano, e quelli gridavano. Ma a me che me ne fotte? Io correvo! (da “Io speriamo che me la cavo”)
Ma lo scoiattolo accorre veloce al cancello, solleva le zampette come fosse un questuante; poi con quelle anteriori raspa le mie gambe, come un gatto che chiede di essere nutrito o accarezzato. Volti le spalle, svolti un angolo… e non c’è più nulla.
Chi non ha niente da pensare va a cercarlo nel dizionario.