Nello Maruca – Economia e Finanza
Colui che ha il culto del denaro è soggetto a tachicardia.
Colui che ha il culto del denaro è soggetto a tachicardia.
Spendiamo soldi che non abbiamo ancora guadagnato, per comprare cose di cui non abbiamo bisogno, per fare colpo su persone che non ci piacciono.
Se non hai soldi è sicuro, non sei nessuno. Ma se sei qualcuno è perché devi soldi a qualcuno!
Per riconquistare l’indipendenza nazionale bisogna boicottare i prodotti che non sono Made in Italy, altrimenti saremo sempre una colonia ridotta sotto il braccio dell’UE.
L’Italia non ha molte scelte: o rimane nel tunnel della depressione e della crisi, o fuori l’attendono bufere, tempeste e uragani ancora peggiori.
La società è il business dei business.
Rating Italia bbb: tranquilli, è solo che siamo a luglio ed è tempo di 3b-iare.
La democrazia occidentale è fatta di masse di poveri che devono sacrificare la propria esistenza per il lusso di pochi ricchi.
La crisi globale potrebbe essere sanata solo da una congiu [ntu]ra positiva (in macroeconomia usano tre lettere di troppo).
Ridacchiare mi fanno quando sconquassano le paure della gente raccontando di miliardi bruciati in borsa: i soldi sono come gli atomi, mai si creano, mai si distruggono, si possono soltanto trasformare, si possono soltanto trasportare; cambiano di mano come in un tavolo di poker. Quel che è sicuro è che ad ogni perdita corrisponde un guadagno per qualcun altro.
Dopo lo scorso decennio coi tango bond, adesso è ora di ballare coi nostri fango bot.
L’inflessibilità degl’istituti di credito: o ti ignorano o ti pignorano.
Nel dopoguerra, le banche operavano con un capitale che valeva dal 20 fino al 30 percento dei loro impieghi (prestiti, investimenti). Sotto lo sguardo tollerante dei super Banchieri centrali, quella riserva di capitale è stata lasciata scendere alla vigilia della crisi fino al 3 percento. In sostanza le autorità competenti hanno permesso che le banche si comportassero come un consumatore che si compra la casa mettendoci appena il 3 percento di risparmi propri, e per il resto investendo denaro preso a prestito.
Il posizionamento di marca, nasconde sul retro, il portafoglio dell’azionista.
Quando proprio nessuna ricetta sembra più funzionare, la depressione crea una trappola di liquidità, il credito a tasso zero non rianima gli investimenti, allora è il momento di inviare squadroni di elicotteri a lanciare moneta sul paese. Più o meno quello che la Fed ha fatto negli ultimi 4 anni.
Per costruire un’economia resiliente, non possiamo lasciare immutati i nostri sistemi di valori. Dietro il modello economico attuale c’è un modello etico. Un mondo in cui abbiamo accettato che il denaro sia il metro supremo. Aggredire e rovesciare questo paradigma è diventato urgente quanto uscire dalla crisi. Anzi, è una condizione perché l’uscita dalla crisi sia reale.
Adriano Olivetti si poneva sessant’anni fa questi quesiti: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano, questi fini, semplicemente nei profitti? O non vi è qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione?” Per tutta la vita Adriano s’impose di ricordare un ammonimento di suo padre Camillo, fondatore dell’azienda Ivrea: “Ricordati che la disoccupazione è la malattia mortale della società moderna; devi lottare con ogni mezzo affinché gli operai di questa fabbrica non abbiano a subire il tragico peso della miseria avvilente che si accompagna alla perdita di lavoro.” Adriano commentava: “Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi ad un nobile scopo.”