Elisabetta Barbara De Sanctis – Stati d’Animo
Voglio un pensiero, capace di leggere tutto ciò che si cela nella mia mente. Potente, da scavarmi dentro. Impudico, da farmi arrossire. Indecente, all’altezza delle mie più perverse fantasie.
Voglio un pensiero, capace di leggere tutto ciò che si cela nella mia mente. Potente, da scavarmi dentro. Impudico, da farmi arrossire. Indecente, all’altezza delle mie più perverse fantasie.
Fiero di me! Perché non sarò mai mutabile a seconda della convenienza ma sempre e solo me stesso a costo di essere odiato.
Dalle illusioni se ne esce sempre: a pezzi, interi o a metà.
La vita non si misura dal numero dei respiri ma dall’intensità di quelli in cui c’è mancato il fiato per ciò che abbiamo vissuto!
Mentre il sole sale le scale del cielo, io guardo il soffitto di questa enorme camera che è il mio cuore,provo a parlare, sento l’eco della mia voce, o di quello che ne rimane. Non vi sono mobili, solo ritratti di quel che fui insieme ad altre persone, di cui vedo i fantasmi passarmi davanti. Mentre il sole giunge all’ultimo gradino, io guardo fuori dalla finestra: La nebbia offusca il mio cammino, o forse è il mio cammino ad intralciare la nebbia? Le scorro addosso come acido, la attraverso, ma quella che si dilania sono io. Mentre il sole ripercorre lo stesso cammino, ma nel senso contrario, io mi volto verso uno specchio, ma colpendolo mi scompongo in mille pezzi verso il pavimento. Fino ad ora ho detto: “Il sole sale verso il cielo”. Ma se invece fosse il cielo, ad inchinarsi dinanzi al sole?
Un fiume di serenità scorre gorgogliando suona una musica familiare, antica ricordi di un tempo di pace giungono freschi immagini di serate sulla spiaggia a bere l’ultimo sole silenzi colmi di sguardi che si capiscono senza incontrarsi passi che portano a casa la sensazione di un giorno di vita piena la sazietà di un sentimento ricambiato, l’attesa fiduciosa dell’alba.
Poter alfin trovar la pace se non per riposar la mente almeno queste povere mie stanche ossa.