Emily Brontë – Libri
Così, per questo stranissimo spirito di contraddizione sentimentale, mi son guadagnato la reputazione di un essere assolutamente sprovvisto di cuore. Ma io solo posso capire quanto essa sia falsa!
Così, per questo stranissimo spirito di contraddizione sentimentale, mi son guadagnato la reputazione di un essere assolutamente sprovvisto di cuore. Ma io solo posso capire quanto essa sia falsa!
Ma se smetto, a cosa penserò? Al mio vuoto? È perché si è vuoti che ci si lascia invadere? È il vuoto in cui si galleggia che ci annega? Siamo vuoti, tutti vuoti… o sono io, io sola, a non possedere nulla? Io sola a provare la sottile, inestirpabile, vorace sensazione che la vita non sia mai quella che vivo, ma sempre un’altra? È strano, ma non ho mai avuto la forza di illudermi di essere qualcosa… La mia forza è un’altra, ambigua, intrisa di orgoglio e di vergogna. Si nutre di coraggio, si affama di paura. Conta sul cuore, per me è questo l’organo dell’intelligenza. Col cuore penso. Che esiste il mondo, me lo assicura il mio cuore animale, vivo, pulsante.
Le emozioni erano cavalli selvaggi: alla fine, non rimaneva altro da fare che liberarli.
Seth le fece scivolare una mano intorno alla vita e la baciò come se lei fosse l’aria e lui stesse soffocando. E lei dimenticò ogni cosa: creature fatate, seconda vista, tutto. Tranne loro due.
“Quante volte” chiesi disinvolta.”Come?” Sembrava l’avessi distolto da chissà quale catena di pensieri.Non mi voltai. “Quante volte sei venuto qui?”.”Vengo a trovarti quasi tutte le notti”.Mi voltai di scatto, stupita: “Perché?””Sei interessante quando dormi”. Lo diceva come se niente fosse. “Parli nel sonno”.”No!” Sbottai, rossa di vergogna fino ai capelli.Era dispiaciuto, glielo leggevo negli occhi. “Sei tanto arrabbiata con me?””Dipende!” Mi sentii come se qualcuno mi avesse rubato l’aria.Aspettò che chiarissi.”Da…” mi sollecitò dopo un po’.”Da quel che hai sentito!” Strillai.All’istante, in silenzio si materializzò al mio fianco e mi prese le mani con delicatezza.”Non essere così sconvolta” Si chinò su di me e da pochi centimetri di distanza mi fissò negli occhi.Ero imbarazzata, e cercai di distogliere lo sguardo.”Ti manca tua madre” sussurrò.”E che altro?”Sapeva dove volevo arrivare. “Hai pronunciato il mio nome” ammise.Sospirai, rassegnata: “Tante volte?””Quante sarebbero precisamente – tante-?””Oh, no!” Chinai la testa.”Non prendertela con te stessa” mi sussurrò in un orecchio. “Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno”.
È sempre più forte di me. Lo è sempre stato. Perché a lui basta una parola per farmi male. Anzi, anche meno: una parola non detta, un silenzio, una pausa. Uno sguardo rivolto altrove. Io posso sbraitare e dimenarmi per ore, passare alle ingiurie, mentre a lui per stendermi basta una piccola smorfia, fatta con un angolo del labbro.
E in effetti nulla è difficile da credere come la verità e, al contrario, niente è più seducente della forza della menzogna quanto maggiore è il suo peso.