Erika Mancini – Stati d’Animo
Se per un attimo non vedo la strada, chiudo gli occhi e mi lascio attraversare dalla tempesta. Non domino sensazioni e pensieri, li lascio fluire, sono respiro e forza per mente ed anima.
Se per un attimo non vedo la strada, chiudo gli occhi e mi lascio attraversare dalla tempesta. Non domino sensazioni e pensieri, li lascio fluire, sono respiro e forza per mente ed anima.
Riflettevo sul fatto che ci divertiamo un po’ troppo ad essere i Dottor Frankenstein della situazione. Ci teniamo più persone, facendo dell’abuso di numero e quantità, il suppletivo per sopperire alla scarsezza di qualità, per la nostra eterna indecisione, o per la passione sconsiderata per le scarpe che ci invita a calzare i nostri teneri piedini in più babbucce contemporaneamente. Ci teniamo il visino angelicato di uno, il saperci fare dell’altro, l’istinto animale dell’altro ancora, il sorriso del lattaio, la simpatia del fruttivendolo, le rime baciate del poeta. Il corpo di uno e l’intelligenza dell’altro ancora. Tanti pezzi di puzzle, tessere di un mosaico d’un quadro variopinto.
Tu sorridi e tutto sarà migliore. Ricomincia a camminare e il buio sarà più lontano, la luce più vicina. Tu vivi e vedrai che il buono arriva.
Scrivo della libertà nella prigione mia.
Composta e a modo, nascondo le mie maniere selvagge e le mie abitudini primitive. Sono nata nell’era sbagliata, epoca matrigna che non mi accoglie, orfana a questo mondo fatto di convenevoli e “si deve”, “si fa”. Non chiedo permesso e sgomito per dribblare e doppiare, mi fermo solo quando il fiato è troppo corto e le gambe non ce la fanno più. E ad essere selvaggi c’è un vantaggio, ché lì fuori è una giungla e bisogna saper essere animali tra gli animali per bere e mangiare, figurarsi per amare.
Ogni cosa poi torna al suo posto. Ci sarà meno luce e forse anche meno colore..perderai per sempre la magia di alcuni istanti..ma la vita è un ciclo, un susseguirsi di stagioni e ciò che perdi oggi, forse, lo riproverai più forte un domani..
Sono sempre stata una persona che va in fondo alle cose mi piace scavare togliere quel velo di superficie per vedere sotto cosa c’è.
Riflettevo sul fatto che ci divertiamo un po’ troppo ad essere i Dottor Frankenstein della situazione. Ci teniamo più persone, facendo dell’abuso di numero e quantità, il suppletivo per sopperire alla scarsezza di qualità, per la nostra eterna indecisione, o per la passione sconsiderata per le scarpe che ci invita a calzare i nostri teneri piedini in più babbucce contemporaneamente. Ci teniamo il visino angelicato di uno, il saperci fare dell’altro, l’istinto animale dell’altro ancora, il sorriso del lattaio, la simpatia del fruttivendolo, le rime baciate del poeta. Il corpo di uno e l’intelligenza dell’altro ancora. Tanti pezzi di puzzle, tessere di un mosaico d’un quadro variopinto.
Tu sorridi e tutto sarà migliore. Ricomincia a camminare e il buio sarà più lontano, la luce più vicina. Tu vivi e vedrai che il buono arriva.
Scrivo della libertà nella prigione mia.
Composta e a modo, nascondo le mie maniere selvagge e le mie abitudini primitive. Sono nata nell’era sbagliata, epoca matrigna che non mi accoglie, orfana a questo mondo fatto di convenevoli e “si deve”, “si fa”. Non chiedo permesso e sgomito per dribblare e doppiare, mi fermo solo quando il fiato è troppo corto e le gambe non ce la fanno più. E ad essere selvaggi c’è un vantaggio, ché lì fuori è una giungla e bisogna saper essere animali tra gli animali per bere e mangiare, figurarsi per amare.
Ogni cosa poi torna al suo posto. Ci sarà meno luce e forse anche meno colore..perderai per sempre la magia di alcuni istanti..ma la vita è un ciclo, un susseguirsi di stagioni e ciò che perdi oggi, forse, lo riproverai più forte un domani..
Sono sempre stata una persona che va in fondo alle cose mi piace scavare togliere quel velo di superficie per vedere sotto cosa c’è.
Riflettevo sul fatto che ci divertiamo un po’ troppo ad essere i Dottor Frankenstein della situazione. Ci teniamo più persone, facendo dell’abuso di numero e quantità, il suppletivo per sopperire alla scarsezza di qualità, per la nostra eterna indecisione, o per la passione sconsiderata per le scarpe che ci invita a calzare i nostri teneri piedini in più babbucce contemporaneamente. Ci teniamo il visino angelicato di uno, il saperci fare dell’altro, l’istinto animale dell’altro ancora, il sorriso del lattaio, la simpatia del fruttivendolo, le rime baciate del poeta. Il corpo di uno e l’intelligenza dell’altro ancora. Tanti pezzi di puzzle, tessere di un mosaico d’un quadro variopinto.
Tu sorridi e tutto sarà migliore. Ricomincia a camminare e il buio sarà più lontano, la luce più vicina. Tu vivi e vedrai che il buono arriva.
Scrivo della libertà nella prigione mia.
Composta e a modo, nascondo le mie maniere selvagge e le mie abitudini primitive. Sono nata nell’era sbagliata, epoca matrigna che non mi accoglie, orfana a questo mondo fatto di convenevoli e “si deve”, “si fa”. Non chiedo permesso e sgomito per dribblare e doppiare, mi fermo solo quando il fiato è troppo corto e le gambe non ce la fanno più. E ad essere selvaggi c’è un vantaggio, ché lì fuori è una giungla e bisogna saper essere animali tra gli animali per bere e mangiare, figurarsi per amare.
Ogni cosa poi torna al suo posto. Ci sarà meno luce e forse anche meno colore..perderai per sempre la magia di alcuni istanti..ma la vita è un ciclo, un susseguirsi di stagioni e ciò che perdi oggi, forse, lo riproverai più forte un domani..
Sono sempre stata una persona che va in fondo alle cose mi piace scavare togliere quel velo di superficie per vedere sotto cosa c’è.