Erika Moon – Acqua
Come Adamsberg vorrei giocare con un ramo nella Senna e aspettare la mia Camille. Lei c’è e sente quello che sento io.
Come Adamsberg vorrei giocare con un ramo nella Senna e aspettare la mia Camille. Lei c’è e sente quello che sento io.
Le stelle spuntarono innumerevoli nella notte chiara e riempirono tutta la volta del cielo. Scintillarono come cose vive sul mare e avvolsero tutt’intorno nella sua corsa la nave, più penetranti degli occhi fissi di una folla attenta ed imperscrutabile come sguardi umani.La traversata era cominciata e la nave, come un frammento staccato dalla terra, correva solitaria e rapida come un piccolo pianeta. Intorno ad essa gli abissi del cielo e del mare si univano in una irraggiungibile barriera. Una grande solitudine sembrava avanzare tutt’intorno con la nave, sempre mutevole e sempre eguale ed eternamente monotona ed imponente. Di tanto in tanto un’altra vela bianca errante carica di vite umane appariva lontano e spariva diretta verso il suo destino. Il sole dardeggiava la nave coi suoi raggi tutto il giorno e ogni mattina riapriva su di essa il rotondo occhio ardente pieno di curiosità insoddisfatta. Essa aveva il suo destino, viveva della vita di quegli esseri che si muovevano sopra i suoi ponti e come la terra che l’aveva confidata al mare trasportava un intollerabile carico di speranze e di rimpianti. Nel suo seno vivevano la verità timida e la menzogna audace; e come la terra essa era inconscia, bella a vedere e condannata dagli uomini ad un ignobile fato. L’augusta solitudine del suo cammino conferiva dignità al meschino scopo del suo pellegrinaggio. Essa filava schiumeggiando verso il sud come guidata dal coraggio di un’alta impresa. La ridente immensità del mare rimpiccoliva la misura del tempo. I giorni volavano uno dietro l’altro rapidi e luminosi come il guizzare di un faro, le notti brevi e piene di avvenimenti parevano fuggevoli sogni. Gli uomini se ne stavano raggomitolati ai loro posti ed ogni mezz’ora la campana di bordo regolava la loro vita di incessante lavoro. Notte e giorno la testa e le spalle d’un marinaio si profilavano in alto a poppa contro il sole o il cielo stellato immobili sopra la mobile ruota del timone. Le facce cambiavano succedendosi l’una dopo l’altra; facce giovani, barbute, torve, serene o corrucciate; ma tutte fatte rassomiglianti dal mare che affratella, tutte con la stessa espressione attenta degli occhi fissi a scrutare la bussola o le vele.
L’acqua chiara rende pure le nostre anime, l’acqua torbida le imputridisce.
E ora i tuoi occhi sono ancora dentro i miei, però le nostre vite sono cambiate: per un attimo mi osservi incantato, poi di colpo il tuo sguardo cade e ti dimentichi di me: di quella dolce bambina che sempre accarezzavi. E allora si pensa a quanto amore non c’è più… a quanto cuore buttato via… a quante lacrime diventate pioggia… e poi si pensa ai ricordi, che fanno male.
Molti di noi si perdono. Lottano per tutta la vita con un unico fine: l’amore; al tramonto dei propri giorni hanno intrapreso una sola lotta. In realtà dovrebbero farne mille e in ognuna di esse combattere con una sola arma: quest’arma, ovviamente è l’Amore.
Credere nell’amore penso sia una delle cose più belle che si possa fare. Non arrendetevi mai quando tutto sembra perduto, potrebbe da un giorno all’altro cambiare tutto. Se cercate amore donatelo, e questo potete farlo solo con un sorriso, non con una lacrima. E non ascoltate chi vuole impedirvi di amare, non ascoltate chi vi dice che l’amore è un’illusione, altrimenti non si chiamava amore…
Ho scritto di tanti sogni, miei e degli altri. Ho obbligato quasi gli altri a sperare e ho sollecitato me a non sentirmi mai sconfitta. Ho cercato il meglio, anche con il cuore bagnato dal dolore di chi mi ha soffocata dentro. Mi porto dentro ancora il male, con la finzione sul viso, ma sogno e mi sembra la cosa più bella.Il mondo continua a cambiare e ci si dimentica di tante cose. A volte i progetti non sono veri sogni, ma conquiste di soldi impazziti. Mi obbligo a sognare e cerco i veri sogni, a volte mi perdo anch’io tra le follie di progetti materiali e inutili. Vorrei una guida, una luce, uno spiraglio che sappia dirci una volta per tutte “Fatti forza” e vai. Poi c’è la gente che ti taglia le gambe, con il finto sorriso. Sogna Sogna Sogna. Ti dici dentro. Se lo fai Ti uccidono, Ti uccidono, Ti uccidono. Ti rispondono da fuori.