Eugenio Montale – Tristezza
L’uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi. Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione “sine qua non” di piccole e intermittenti felicità.
L’uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi. Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione “sine qua non” di piccole e intermittenti felicità.
La verità è, che le persone più belle, sono quelle che nonostante la vita le mette di continuo a dura prova; senza abbattersi e senza arrendersi sorridono e nascondono le loro cicatrici, delusioni e dolori dietro un va tutto “bene”, mentre silenziosamente non esitano a donarti un semplice sorriso con il cuore!
Il dolore non a parole, vive negli occhi, nei cuore e nell’anima e si muove con tormento incatenato ad una vita vigliacca.
A volte mi chiedo se son triste perché piove o piove perché son triste.Per una strana coincidenza se il cielo piange piango anche io.
Ho sofferto la gabbia dell'”amore”. Ora cerco la “libertà” dell’amare.
Se è vero che l’essere buoni ed onesti prima o poi premia, io almeno una piccola parte di quella felicità che mi spetta la voglio ora!
A volte la solitudine non è così sbagliata; fa riflettere; insegna; e soprattutto non permette di avere problemi con qualcuno, perché qualunque cosa tu faccia, deve per forza causare problemi a qualche persona…