Fabio Varriale – Abitudine
Mesi di sedentarietà ti fanno capire che se pure in mezzo a tanta gente rumori musiche e caos… a volte capisci a quanto solo ti senti.
Mesi di sedentarietà ti fanno capire che se pure in mezzo a tanta gente rumori musiche e caos… a volte capisci a quanto solo ti senti.
È più facile per un italiano gesticolare senza parlare che parlare senza gesticolare!
Vedevo d’improvviso una nuova faccia dell’Abitudine. Fino a quel momento l’avevo considerata soprattutto come un potere distruttivo che sopprime l’originalità e addirittura la coscienza delle percezioni; ora la vedevo come una divinità temibile, così inchiodata a noi, con il suo viso insignificante così confitto nel nostro cuore che si stacca da noi, se ci volge le spalle, questa divinità che quasi non distinguevamo ci infligge sofferenze più terribili di qualsiasi altra e allora diventa crudele come la morte.
Alcuni riescono benissimo a fare a meno di noi, ma noi, non riusciamo a fare a meno di loro.
C’è un progresso qualitativo nella cattiveria della gente, per molti migliorarsi in questo aspetto è come superare un difficilissimo esame universitario, inversamente domina nell’animo di molti un analfabetismo di cuore, di dolcezza, d’amore!
A volte faceva semplicemente finta d’essere felice. Era diventata tanto abile in questa farsa che neanche lei si rendeva conto quanto avviava il meccanismo, tale da non accorgersi di far finta anche con se stessa. Si accorgeva bene, invece, quando il meccanismo cessava. Accadeva alla fine della giornata, quando rincasava e guardava attorno tutte le sue cose immobili, fisse, mentre in lei tutto tornava in movimento o, meglio, il movimento scopriva le fratture, i tentennamenti. Le cose che aveva dentro erano differenti da quelle fuori, era tutta rotta all’interno al punto che nemmeno un milione di risate avrebbero potuto ripulirla da quelle macerie.
Spostando lo sguardo dall’abitudine, trovai la giusta via.