Federico Moccia – Ipse dixit
Quando sarò grande recuperò con i critici facendo un libro e un film di quelli che piacciono a loro, per adesso faccio quelli che piacciono ai lettori e ai giovani.
Quando sarò grande recuperò con i critici facendo un libro e un film di quelli che piacciono a loro, per adesso faccio quelli che piacciono ai lettori e ai giovani.
Continuiamo a ridere così. A parlare senza più sapere bene di cosa, né perché. Poi decidiamo di attaccare, promettendoci di sentirci domani. È un’inutile promessa. L’avremmo fatto comunque. Quando perdi tempo al telefono, quando i minuti scorrono senza che te ne accorgi, quando le parole non hanno senso, quando pensi che se qualcuno ti ascoltasse penserebbe che sei pazzo, quando nessuno dei due ha voglia di attaccare, quando dopo che lei ha attaccato controlli bene che l’abbia fatto veramente, allora sei fregato. O meglio sei innamorato. Che poi è un po’ la stessa cosa.
Di giorno, di notte senza fari, urlando a perdifiato, spavaldi, padroni di tutto, padroni della vita.
Qualsiasi donna che conosce i problemi di gestione di una casa sarà più vicino alla comprensione dei problemi di gestione di un paese.
Non amo la gente che giudica, ma ancor di più detesto quelli che in cinque minuti costruiscono di me un quadro che non mi appartiene. Non sono una scatola a cui basta togliere il coperchio per guardarci dentro, sono come uno di quei libri voluminosi dalla brutta copertina che nessuno legge mai, troppo lunghi, e che si svela solo a chi ha la pazienza di arrivare all’ultima pagina.
Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
Il primo Consiglio dei ministri del mio Governo si terrà a Napoli, e il posto di lavoro del prossimo presidente del Consiglio sarà Napoli finché non tornerà alla normalità.