Frances Hodgson Burnett – Stati d’Animo
Era un povero visino triste che nascondeva però la sua tristezza dietro una maschera di fredda arroganza.
Era un povero visino triste che nascondeva però la sua tristezza dietro una maschera di fredda arroganza.
Non chiedermi come sto, se è solo una domanda di cortesia. Non guardarmi se tanto ti fermi in superficie senza guardare oltre. Non sfiorarmi la pelle se non sei capace di sfiorarmi anche il cuore. La superficialità la vivo ogni giorno ed io ho bisogno di qualcosa di forte, di vero e di profondo che mi scuota l’anima.
Quando guardo una vecchia fotografia il mio cuore si riempie di malinconia. Non mi manca quello che ero, mi manca quello che avrei potuto essere.
Giorni che scorrono come rituali, echi del nulla, rumori, ronzii, ore e minuti nel vortice del tempo tutto è sempre come prima, mentre aspetto quel domani che ancora non saluto! Di nuovo il nulla non vorrei uscire dallo stagno della noia mentre invoco una sorpresa alla vita che mi passa senza darmi una risposta!
Il problema cò sto piatto è che mi ha bloccato la gola come una pallina di catrame e devo andare all’ospidale adesso, se no muoro!
Quando ti perdi, cercati. Scoprirai di trovarti esattamente dove e come ti eri lasciato.
Ci sono battaglie che perdi, nonostante le lotte giuste ed energiche. Lo sconforto arriva, ti stringe l’anima e i battiti del cuore rimangono soffocati. Dal dolore e dalla frustrazione. Vivi così per un bel po’, frastornato dagli eventi incapaci di reagire, con quel pugno inferto nello stomaco e lacrime soffocate dentro agli occhi. Eppure l’ingiustizia era palese, chiunque avrebbe potuto vederla, toccarla. Non era astratta, ti guardi intorno e noti solo spalle, non riesci a vedere gli occhi della gente; sono nascosti, dalla paura e dalla mancanza di coraggio di lottare per la giustizia e la democrazia.