Francesca Alleva – Libri
Sono una scrittrice senza speranza. E ho capito di esserlo quando ho cominciato a dare alle parole lo stesso peso che davo ai fatti.
Sono una scrittrice senza speranza. E ho capito di esserlo quando ho cominciato a dare alle parole lo stesso peso che davo ai fatti.
Non era lo spino che si curvava verso i caprifogli, ma i caprifogli che abbracciavano lo spino. Nessuna concessione reciproca: l’una non cedeva mai, e gli altri si piegavano sempre.
“Amore”: probabilmente la parola più usata. Sicuramente la più abusata. Poche altre, infatti, patiscono così tanto l’erosione dell’uso. Dire “ti amo” quando non è così è un delitto. Un delitto inferiore solo a quello che commettiamo quando, pur sentendo di amare, non lo diciamo. Come ogni parola, anche l’amore può essere tutto o nulla. Dipende da noi. Dalla nostra capacità (o incapacità) di mantenere ciò che quella parola promette.
La tua ora è suonata quando ti ho conosciuta.
I bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere.
La speranza scaturisce dal desiderio. Dal desiderio di amore, dal desiderio di esprimere noi stessi, dal desiderio di libertà. E in quanto più questo desiderio è forte e nello stesso tempo, radicato, tanto più la speranza ha la capacità di trasfigurare il futuro, di presentarcelo radioso, infinitamente desiderabile. Ed ha il potere di rasserenare il nostro cuore, di parlare le nostre ansie, di rendere sopportabile il presente e di rafforzare la nostra volontà di combattere per realizzare ciò che desuderiamo.
Fu Edward, l’espressione del suo volto.L’avevo visto infuriato, l’avevo visto arrogante, una volta l’avevo anche visto soffrire. Ma quello…quello superava di gran lunga anche i più atroci tormenti. Sembrava spiritato. Non mi guardò nemmeno. Teneva gli occhi bassi, fissi sul divano, con l’espressione di un uomo divorato dalle fiamme