Francis Scott Fitzgerald – Stati d’Animo
C’era in Gatsby qualcosa di splendido, una sensibilità acuita alle promesse della vita.
C’era in Gatsby qualcosa di splendido, una sensibilità acuita alle promesse della vita.
Nel buio c’è sempre uno spiraglio di luce, un barlume di speranza. Trovalo, coglilo e usalo per nascondere le ombre del tuo cuore.
Ho dormito, mi sono svegliato; respiro ancora, ancora vivo.
Insieme la solitudine è peggiore. L’altro diviene un fardello insostenibile al quale cerchiamo di dare i nostri pochi sentimenti, falsificando con ciò la realtà, e rendendoci più vuoti di qualsiasi profilo.
Possiamo essere molto, molto stupidi. Tipo continuare a guardare il giardino del vicino che ci sembra sempre più verde del nostro, anche se non lo è, anche se è una sterpaglia… per poi perdere il nostro bellissimo, preziosissimo giardino, troppo impegnati a sentirci insoddisfatti per poterne godere.
È come se quando scrivo fossi una persona e quando leggo ciò che ho scritto un’altra, ma ciò che è peggio è che chi legge non conosce chi ha scritto e non comprende la sua scrittura, solo nel bere e nel pensare ridivento uno.
Rimane un sentimento, per alcune persone, è strano, giuro. Ma rimane questo sentimento di complicità, affetto, tenerezza… che tu dici sposati, emigra, sparisci per dei mesi, ritorniamo, ritorna, non ci vogliamo, ci vogliamo bene, forse, non ci manchiamo se non in quei lancinanti, pochi, istanti che ci colgono ma tra le tue braccia io so, che di chiunque saremo, un posto lo avrò.