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  • David Grossman – Libri

    Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all’estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco. Da lì, da quell’ossicino, l’uomo verrà ricreato al momento della resurrezione dei morti. Così per un certo periodo ho fatto un piccolo gioco: cercavo di indovinare quale fosse il luz delle persone che conoscevo. Voglio dire, quale fosse l’ultima cosa che sarebbe rimasta di loro, impossibile da distruggere e dalla quale sarebbero stati ricreati. Ovviamente ho cercato anche il mio, ma nessuna parte soddisfaceva tutte le condizioni. Allora ho smesso di cercarlo. L’ho dichiarato disperso finché l’ho visto nel cortile della scuola. Subito quell’idea si è risvegliata in me e con lei è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un’altra persona.

  • Paulo Coelho – Libri

    Il guerriero della luce ha appreso che Dio si serve della solitudine per insegnare la convivenza. Si serve della rabbia per mostrare l’infinito valore della pace. Si serve del tedio per sottolineare l’importanza dell’avventura e dell’abbandono.Dio si serve del silenzio per fornire un insegnamento sulla responsabilità delle parole.Si serve della stanchezza perché si possa comprendere il valore del risveglio. Si serve della malattia per sottolineare la benedizione della salute.Dio si serve del fuoco per impartire una lezione sull’acqua. Si serve della Terra perché si comprenda il valore dell’aria. Si serve dela morte per mostrare l’importanza della vita.

  • Giulia Carcasi – Libri

    Tu sai che significa quando il cuore ti schizza fuori dal petto? Io si, l’ho scoperto poco dopo, quella mattina.È come sentirsi morire, però poi rinasci e non nasci da solo stavolta, no, nasci insieme a lei.Te la ritrovi accanto. E forse lei non lo sa, ma siamo nati insieme.Siamo nati insieme, quella mattina.

  • Ken Follet – Libri

    Merthin le lanciò un’occhiata di fuoco “è l’ultima volta.””Che cosa vuoi dire?””Se scegli adesso, sarà per sempre. Non intendo stare qui ad aspettarti, a sperare che un giorno cambierai idea e diventerai mia moglie.”Per Caris fù come uno schiaffo.Merthin continuò: “Se quella che mi hai appena comunicato è davvero la tua decisione, io mene andrò e cercherò di dimenticarti. Ho 33 anni, non ho più tutta la vita davanti. Mio padre ne ha 58 e sta morendo. Sposerò un’altra donna, che mi darà dei figli e vivrà felice con me nel mio frutteto.”L’immagine di Merthin felice con un’altra donna era un pensiero intollerabile, per Caris. Si morse il labbro, cercando di non scoppiare in singhiozzi. Aveva le guance rigate di lacrime.Merthin proseguì implacabile: “Non voglio sprecare la mai vita ad amare te” disse.Fu come una pugnalata. “O lasci il convento o ci resterai per sempre”. Caris cercò di guardarlo negli occhi. “Non potrò mai dimenticarti. Ti amerò per sempre”.”Non abbastanza però”.