Gabriele Martufi – Tristezza
Quando sono triste guardo l’arcobaleno. E se non c’è, lo invento.
Quando sono triste guardo l’arcobaleno. E se non c’è, lo invento.
Scherzi, ridi, ma certe assenze te le porti dentro.
Mollare per riavere, cadere per rialzarsi, perdere se stessi per ritrovarsi poi più grandi. Amare il dolore perché è nella sofferenza che doniamo a qualcuno o a qualcosa noi stessi.
Ho talmente cercato di capire gli altri, che ho smesso alla fine di capire me stessa. I miei sogni, i miei desideri, non so più dove siano finiti. Forse negli occhi di chi ho amato e ora non c’è più o non fa più parte della mia vita. È triste sentire i propri occhi spenti, è triste non sentire più se stessi.
Mi dispiace, ma proprio non ce la faccio ad essere felice. Posso essere distratto, intrattenuto, persino divertito. Ma felice mai.
Quando è il cuore a urlare, c’è un silenzio impressionante.
Scrivere con la trasparenza dell’acqua e la prepotenza del fuoco.