Giacomo Leopardi – Frasi sull’Italia e gli Italiani
Piangi, che ben hai donde, Italia mia.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia.
Le Istituzioni sono molto trasparenti: non traspare mai nulla.
L’italiano: totalitario in cucina, democratico in Parlamento, cattolico a letto, comunista in fabbrica.
La lingua italiana è l’idioma più bello del mondo; elegante, raffinato, armonioso e perfetto. I dialetti però, parlano direttamente al cuore.
Non abbiamo nemmeno più dittatori seri, reazionari o boia etnici ai piedi dei quali strisciare, ma agenzie di moda, fattucchiere televisive, consulenti d’immagine, calciatori, veline. Non adoriamo Hitler o Stalin, ma dei Gianni e Pinotto armati fino ai denti, intrattenitori mediatici, piccoli animatori turistici prestati al teatrino del potere, paragoni di pagine d’autore. Non è la bassezza dei gerarchi a devastarci, ma lo squallore degli schiavi.
Narrasi che tutti gli uomini che da principio popolarono la terra, fossero creati per ogni dove a un medesimo tempo, e tutti bambini, e fossero nutricati dalle api, dalle capre e dalle colombe nel modo che i poeti favoleggiarono dell’educazione di Giove. E che la terra fosse molto più piccola che ora non è, quasi tutti i paesi piani, il cielo senza stelle, non fosse creato il mare, e apparisse nel mondo molto minore varietà e magnificenza che oggi non vi si scuopre. Ma nondimeno gli uomini compiacendosi insaziabilmente di riguardare e di considerare il cielo e la terra, maravigliandosene sopra modo e riputando l’uno e l’altra bellissimi e, non che vasti, ma infiniti, così di grandezza come di maestà e di leggiadria; pascendosi oltre a ciò di lietissime speranze, e traendo da ciascun sentimento della loro vita incredibili diletti, crescevano con molto contento, e con poco meno che opinione di felicità.
Dedicato a chi ci considera solo un numero, in tempi di democrazia, a chi continua a farci pagare i suoi errori e nonostante tutto continuerà a farlo. A chi mette gli interessi personali davanti a migliaia di vite umane, fregandosene altamente. Dedicato a chi ha fatto del nostro Paese, della nostra vita e della nostra dignità, un “rudere” di nessun valore.