Giampiero Piovesan – Vita
Sono nato vecchio. Morirò giovane?
Sono nato vecchio. Morirò giovane?
Ogni persona deve pagare per ottenere qualcosa. Quel qualcosa che personalmente cerco di ottenere da molto e continuo a rincorrere da tempo non è nient’altro che la mia libertà. Ogni persona che sente il desiderio di sentirsi libero dev’essere disposta a rinunciare a determinate cose e ad affrontarne tante altre. La libertà è sentirsi liberi difronte a tutto e tutti, sentirsi padroni di qualcosa che ci appartiene, tutto ci appartiene e noi apparteniamo a tutto! Gli animali sono liberi, sono i figli degli alberi e delle erbacce. e noi? Vogliamo tornare a casa nostra o continueremo a riempirci di catene che ci renderanno schiavi di sistemi che ci renderanno sempre più robot che anime vive?
Lode alla vita, alla sua magnificenza, all’imperturbabilità del tempo che passa sospinto dal vento che spazza via solo la materia, l’effimero alito del futile e non ha potere solo sulla memoria, l’anima ed il cuore; lode alla vita quando la passione ci abita da dentro e trova espressione e senso in quello che amiamo e nasce con noi ancor prima di poter comprenderlo secondo la coscienza del linguaggio. I miei pennelli sono i colori, le parole le setole dei pennelli, la mia tavolozza è la mia testa strampalata.
Tutto ciò che ognuno di noi fa in questa vita è semplicemente relativo ad essa. Quindi paradossalmente non è il caso di perder tempo a chiedersi se ciò che facciamo sia giusto o sbagliato, l’importante è fare perché nell’agire scopriremo le nostre aspirazioni e le nostre felicità nascoste che senza osare, mai avremmo potuto immaginare di avere. Queste una volta scoperte renderanno più intense le nostre giornate e nello stesso tempo più leggere e meno noiose, così, se davvero la nostra vita dovesse finire un attimo dopo il nostro ultimo respiro, l’azione l’ha resa degna d’essere vissuta.A maggior ragione lo stesso discorso vale nel caso in cui noi speriamo che la vita non finisse qui, perché altrimenti sarebbe come sperare di aver vinto una scommessa senza effettivamente avere scommesso. Sicuramente un ipotetico Dio, per il semplice fatto di avere agito, anche se contrariamente alla sua parola, avendo sfruttato il libero arbitrio e la propria intelligenza condannerà meno gli errori da noi commessi rispetto a coloro che non hanno osato, altrimenti sarebbe troppo facile: basta non giocare per essere sicuri di non perdere! Quindi in conclusione penso che questo Dio condannerà più coloro che si sono dimostrati inetti che coloro che hanno errato agendo. E se così non fosse, se riterrà più grave l’aver sbagliato che il non aver agito, penso che ci dovrà perdonare lo stesso perché ciò significherebbe che la logica umana è diversa da quella divina o che questa non può essere, per una nostra limita intelligenza, compresa.
Se la vita ti dà una cattiva mano… bara.
È meglio provare e vivere col rimorso, che non provare e vivere col rimpianto.
Un segno di grande civiltà è la rinuncia alla vendetta.