Gianna Nannini – Angelo
Quale razza mai di angelo potevo essere io in mezzo a un cielo che non era fatto per essere il mio.
Quale razza mai di angelo potevo essere io in mezzo a un cielo che non era fatto per essere il mio.
Dannato è l’angelo mioChe tenta di volare,mai vi riesce,dolorosamente cade.L’angelo mio è condannato ad avere le ali.
Qualcuno lassù, benedica l’inverno.Le foglie che cadono dagli alberi, la pioggia, il freddo e la neve. Il ciobar gustato davanti alla tv, in pigiama con la migliore amica, davanti al camino a sparare cazzate. Qualcuno mi ascolti lissù, e benedica anche te, che non hai ancora capito niente.
Angelo, angelo, angelo. Perché diavolo la chiamano così. Quella lì non aveva timor di Dio come l’angelo del tempio. Era una sanguisuga, un abominio, una piaga della città, proprio come le piaghe che infliggeva alle sue vittime, che non guariscono più.
Gli angeli indossano i vestiti dell’anima e tra gli spazi celesti ci invitano a seguire la luce.
Ho guardato il cielo sperando di scorgere un tuo sorriso, ho cercato oltre le nuvole un tuo dolce sguardo, poi una stella si è illuminata accecandomi, ho chiuso gli occhi ed ho capito che non dovevo più cercarti perché eri già con me dove ogni battito mi diceva “hey, sono qui”
Io credo negli angeli e penso che saremo come loro. Può essere ingenuo, ma li vedo come un potenziamento nella forma umana.