Gichin Funakoshi – Filosofia
Il karate è come l’acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla.
Il karate è come l’acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla.
Non sono diffidente, è che ho poca fiducia nelle persone.
Delle volte resto colpita dalla verità delle mie stesse parole, come fossero lance infuocate che colpiscono ripetutamente il mio cuore, che solo sperava in una bugia dolce in grado di ricucire le ferite auto-inflitte.
La filosofia della storia novecentesca ha finalmente messo in discussione il rapporto fra noi e il passato. Vero che, per la dirla con Bernardo di Chartres, “Siamo come nani sulle spalle di giganti”, ma vero pure ch’altrettanto spesso i giganti stanno sulle nostre (s)palle e ci zavorrano impedendoci di crescere col retaggio d’ideologie culturali a dir poco sbagliate, superate, depistanti.
La severità dice di serietà.
Più il tempo scorre più sono spinto dalla voglia di fermarmi e scendere. Aspetterò la prossima fermata.
Guardo in faccia l’umanità e mi accorgo di quanto è inutile sforzarsi di essere se stessi perché mentre ci provi gli altri vogliono essere te. Ti osservano, ti studiano, si prendono il meglio di te. E tu osserva, studia e regalagli il peggio.
Non sono diffidente, è che ho poca fiducia nelle persone.
Delle volte resto colpita dalla verità delle mie stesse parole, come fossero lance infuocate che colpiscono ripetutamente il mio cuore, che solo sperava in una bugia dolce in grado di ricucire le ferite auto-inflitte.
La filosofia della storia novecentesca ha finalmente messo in discussione il rapporto fra noi e il passato. Vero che, per la dirla con Bernardo di Chartres, “Siamo come nani sulle spalle di giganti”, ma vero pure ch’altrettanto spesso i giganti stanno sulle nostre (s)palle e ci zavorrano impedendoci di crescere col retaggio d’ideologie culturali a dir poco sbagliate, superate, depistanti.
La severità dice di serietà.
Più il tempo scorre più sono spinto dalla voglia di fermarmi e scendere. Aspetterò la prossima fermata.
Guardo in faccia l’umanità e mi accorgo di quanto è inutile sforzarsi di essere se stessi perché mentre ci provi gli altri vogliono essere te. Ti osservano, ti studiano, si prendono il meglio di te. E tu osserva, studia e regalagli il peggio.
Non sono diffidente, è che ho poca fiducia nelle persone.
Delle volte resto colpita dalla verità delle mie stesse parole, come fossero lance infuocate che colpiscono ripetutamente il mio cuore, che solo sperava in una bugia dolce in grado di ricucire le ferite auto-inflitte.
La filosofia della storia novecentesca ha finalmente messo in discussione il rapporto fra noi e il passato. Vero che, per la dirla con Bernardo di Chartres, “Siamo come nani sulle spalle di giganti”, ma vero pure ch’altrettanto spesso i giganti stanno sulle nostre (s)palle e ci zavorrano impedendoci di crescere col retaggio d’ideologie culturali a dir poco sbagliate, superate, depistanti.
La severità dice di serietà.
Più il tempo scorre più sono spinto dalla voglia di fermarmi e scendere. Aspetterò la prossima fermata.
Guardo in faccia l’umanità e mi accorgo di quanto è inutile sforzarsi di essere se stessi perché mentre ci provi gli altri vogliono essere te. Ti osservano, ti studiano, si prendono il meglio di te. E tu osserva, studia e regalagli il peggio.