Giorgia Stella – Vita
Si spera sempre in un po’ di fortuna nella vita, ma la felicità è più importante. Perché è lei la fortuna più grande.
Si spera sempre in un po’ di fortuna nella vita, ma la felicità è più importante. Perché è lei la fortuna più grande.
Combatti contro la menzogna? Allora rifiuti gli uomini. Combatti contro l’odio? Allora rifiuti l’amore. Combatti contro il dolore? Allora rifiuti la vita. Tutto è legato a quello che siamo, tutto è una cosa sola, non si può smontare quella che è la realtà, perché la realtà non è componibile, è sono vivibile. E noi siamo gli autori di quello che viviamo. Viviamolo interamente.
Quanta apparenza, l’anima è sommersa, affogata dai luccichii abbaglianti degli orpelli nei quali si cerca la conferma dell’essere. Quanta sicurezza, basata solo sulle forme esteriori. Il cuore? Dimenticato, dalla paura d’amare!
Un’insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui sentissero di ringraziare il Signore. Pensò quanto poco di cui essere grati in realtà avessero questi bambini provenienti da quartieri poveri. Ma sapeva che quasi tutti avrebbero disegnato panettoni o tavole imbandite.L’insegnante fu colta di sorpresa dal disegno consegnato da Tino: una semplice mano disegnata in maniera infantile.Ma la mano di chi?La classe rimase affascinata dall’immagine astratta. “Secondo me è la mano di Dio che ci porta da mangiare” disse un bambino. “Un contadino” disse un altro, “perché alleva i polli e le patatine fritte”.Mentre gli altri erano al lavoro, l’insegnante si chinò sul banco di Tino e domandò di chi fosse la mano. “È la tua mano, maestra” mormorò il bambino.Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino, che era il più piccolo e lo accompagnava all’uscita. Lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto.Hai mai pensato al potere immenso delle tue mani?
C’è sempre un nuovo inizio. È il bel fine che non c’è mai.
Provare dolore fa male, ma fa ancor più male non poterlo esprimere e tenerselo dentro fino a farlo scoppiare per poi trasformarlo in tragedia.
Quando pensiamo di condurre, allora siamo guidati.