Giovanni Verga – Acqua
Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole.
Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole.
La parola è come acqua di rivo che riunisce in sé i sapori della roccia…
L’acqua è come l’artista: evanescente, trasparente, gorgogliante, ghiaccia e bollente, toccabile, accarezzabile, coccolabile ma imprendibile. L’acqua ti avvolge ma tu non riuscirai mai imprigionarla. L’acqua sfugge tra le maglie delle catene, scivola tra le dita: per cantare libera tra le rocce dei canyon, tra gli alberi dei boschi, nei letti dei fiumi, dal rubinetto di casa tua. L’acqua è come la poesia: qualsiasi cosa canta nei suoi versi, sempre indomabile rimane.
L’acqua, se la rovesci rimane sempre acqua, per poco muta, cambia, ma alla fine ritorna ad essere acqua.
Il mare è l’acqua più pura e più impura: per i pesci essa è potabile e conserva loro la vita, per gli uomini essa è imbevibile e esiziale.
L’acqua che scorre abbondante dai nostri rubinetti ci dona vitalità e pulizia… Ma non sempre ci ricordiamo di chi non ha questo privilegio sottovalutando la nostra fortuna facendone spreco ignobile ed incivile.
Seppur solo la maggior parte del tempo l’ho passato insieme alla pioggia, per questo amo camminare quando essa mi circonda.