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Giulia Carcasi – Libri

Certi amori, quelli sbagliati, sono come le sigarette: meglio smettere.

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  • John Locke – Libri

    La candela che è accesa in noi fa luce abbastanza per tutti i nostri propositi. Dobbiamo essere soddisfatti delle scoperte che possiamo fare alla sua luce; e faremo un uso corretto della nostra intelligenza, quando entreremo in rapporto con tutti gli oggetti nel modo e nella proporzione adatta alle nostre facoltà, e sulla base dei fondamenti che possono essere proposti a noi, e se non richiederemo perentoriamente o con intemperanza la dimostrazione e chiederemo la certezza dove la probabilità soltanto può essere ottenuta, una probabilità che sarà sufficiente a dirigere tutti i nostri interessi. Se rifiuteremo la credenza in ogni cosa, perché non possiamo conoscere con certezza tutte le cose, saremo tanto saggi come chi non usasse le gambe, ma restasse fermo e morisse, perché non ha ali per volare. Quando avremo conosciuto la nostra forza, sapremo meglio che cosa intraprendere con speranza di successo. E quando avremo passato accuratamente in rassegna i poteri del nostro spirito e fatto una qualche stima di che cosa ci possiamo aspettare da essi, non avremo piú la tendenza o a restar fermi e a non far lavorare affatto il nostro pensiero, disperati di non poter trovare nulla, né, d’altro lato, metteremo in questione ogni cosa, e rifiuteremo ogni conoscenza, perché alcune cose non possono essere intese.

  • Elèmire Zoll – Libri

    La vita interiore è il centro più intimo dell’esistenza, dove si è se stessi e si gioca con le immagini infinite che trascorrono nella fantasia, si riflette e talvolta si medita. Qui, all’interno di noi stessi, può serbarsi qualcosa del mondo infantile abbandonato. Dentro di noi sopravvive infatti il suo ricordo e talvolta si riaccende con l’antica intensità: di fronte a un paesaggio, a una cortina di nebbia, a un cielo rannuvolato o splendidamente turchino, all’ascolto di una musica… Tenta di fissare questi ritorni all’infanzia il pittore o l’esecutore o il poeta che riesca ad imbrigliare in giri di pennellate, di tocchi, di parole la commozione trasognata che un dì lontano, fino ai due anni e mezzo, fu costante. Da una certa età in poi, la suddivisione atroce fra l’interiorità e il mondo esteriore si solidifica senza speranza… Invece della pienezza naturale si profila, da noi rigidamente, violentemente separato, uno spazio che ci rinserra ineluttabile, soverchiante, e taluni dei suoi abitanti ci si stringono addosso, ci forzano a guardarli e ad ascoltarli, a interrogarci su di loro, sicchè crediamo che tutto si riassuma non in noi, ma nel sito molteplice dove ci si trova. “(da “Lo stupore infantile”)