Giuseppe Donadei – Stati d’Animo
Prima di partire ho respirato il mare per l’ultima volta. L’ho fatto a pieni polmoni accarezzando la convinzione che ne avrei potuto rubare un po’. Quel profumo lo sento ancora ma adesso si chiama nostalgia.
Prima di partire ho respirato il mare per l’ultima volta. L’ho fatto a pieni polmoni accarezzando la convinzione che ne avrei potuto rubare un po’. Quel profumo lo sento ancora ma adesso si chiama nostalgia.
A volte penso come sarebbe stato se ci fossimo cercati, invece di alzare le barriere e non cercarci più.
La sofferenza si abbraccia alla disperazione, e rinasce con la speranza!
Le lacrime sono la pioggia dell’anima.
Scissioni elettive. Li chiamo così i frammenti che saltano in aria come mine vaganti, a rischio scoppio, da quel mio me centrale che avrebbe bisogno di interezza. Proiezioni. Salti funambolici tra il trapezio del Sé e l’isoscele dell’Io. Tonalità. Crome e diesis che mi urlano dentro in sinfonie distorte e stonate. E più mi urlo, mi urlano, più m’insonorizzo e più non mi do retta. Il “no” è la mia ottava nota musicale. Mi sbatto gli occhi in faccia. Mi allontano, di schiena. C’è chi si prende le misure; io mi prendo le distanze.
È inutile girarci intorno e piangersi addosso. È sempre e comunque il nostro atteggiamento verso la vita a determinare il nostro destino: continuare a commettere lo stesso errore ossia non fare niente oppure tenere duro e combattere per i propri sogni riponendo piena fiducia nell’unica persona che può cambiare le cose cioè se stesso.
Riconosco che la sensibilità è una delicata tortura.