Giuseppe Nazareno Caruso – Sport
Prima di entrare in campo sto con la testa china. Nessun pensiero, solo fischietto, taccuino e orologio.
Prima di entrare in campo sto con la testa china. Nessun pensiero, solo fischietto, taccuino e orologio.
Non esiste cosa peggiore di una donna che brama vendetta.
C’è chi piange per un pallone, c’è chi piange per una donna e c’è chi piange per entrambi.
Siamo “bianco neri”. Siamo bianchi come la luce e neri come il buio in cui vi abbiamo per l’ennesima volta lasciato. Un campo spesso contestato, un nome spesso storpiato: da Juventini a “rubentini”. Ma in realtà nessuno è santo. Siamo a 33 e in questo bellissimo caso, amici miei, comunque giri quel numero, sempre 33 sono! Chiamateci come volete, disprezzateci. Mentre voi parlate, divorati dalla rabbia, sperando in un affondo noi trionfiamo per la 33esima volta alla faccia vostra. Ne esistono di colori, ma qualsiasi altro colore che non sia “bianco nero” è bello da ammirare solo nell’arcobaleno, nelle emozioni e nelle sfumature di un tramonto. Ma su un campo di calcio, sempre e solo “bianco nero” sia.
La sensazione che si prova mentre si corre proviene dalla fusione della mente, dello spirito e del corpo.
Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!
Ciò che è stato è stato e non si cancellerà. Ciò che è andato è andato e indietro non tornerà. Il bisogno è forte e la mente freme Ma la vita va avanti e adesso nel petto più non preme.